Quando una tendenza letteraria viene presentata come un sentimento più che un movimento, quando non si serve di definizioni precise perché ha bisogno di essere avvertita più che capita, nasce una saggio particolare che, come unico strumento di lavoro, ha l’immaginazione, intesa come l’unica magia che l’uomo possa esercitare.
Stiamo parlando di realismo magico, e si rimane affascinati e un po’ sorpresi, di fronte all’impossibile che diventa reale.
Attraverso pagine sintetiche ma complete vengono esaminate due figure di solito poco indagate dalla critica, il capofila del novecentismo Massimo Bontempelli e la sua amata e sodale Paola Masino. Un confronto che diventa occasione preziosa per analizzare molteplici aspetti di quel realismo magico all’insegna del quale le loro opere furono create, nel tentativo di soffondere il quotidiano di avventura e stupore alla ricerca di uno stato di grazia pari soltanto alle atmosfere dipinte dai grandi artisti italiani del Quattrocento.
La galleria di personaggi comuni e bizzarri a un tempo che viene rivelata al lettore consente all’autrice di mettere in evidenza anche le differenze fra Masino e Bontempelli, riconoscendo alla prima un profilo e uno stile autonomi rispetto al compagno mentore, nonché la capacità di sollevare nei propri racconti e romanzi questioni attualissime come quelle legate alla condizione femminile: dal rischio per la donna di essere fagocitata dai ruoli tradizionali alle differenti declinazioni della maternità fino alla convivenza perfino pericolosa con il sesso maschile.