Pubblicato nel 1885, After London è un geniale romanzo di ‘anticipazione’, una vera e propria distopia ucronica, una utopia negativa collocata in un non-tempo. Privo di coordinate temporali chiare o di date, in cui l’era moderna di colpo pare diventata quella degli antichi, nel romanzo il tempo è scomparso perché non si riesce a dargli una datazione esatta (Jefferies non nomina mai date, se non vaghissimi ‘migliaia di anni’) ed è ricreata un’affascinante atmosfera pseudo medievale nella quale passato, presente e futuro creano un vero corto circuito. Una delle caratteristiche di questo romanzo distopico è che se da una parte alcune figure e situazioni sono ispirate a personaggi e fatti reali, dall’altra (il corto circuito) l’Inghilterra appare ridivenuta territorio selvaggio in seguito a una catastrofe che ricorda uno sconvolgimento di tipo nucleare (magistrale è la descrizione dei luoghi nei quali sorgeva appunto Londra, caratterizzati da fenomeni assai tipici di un post bombardamento di questo tipo), per cui il lettore ha di fronte a sé uno scenario raccontato nel XIX secolo ma che per l’uomo del XXI è divenuto quasi ‘familiare’, se non addirittura un pericolo dei tempi passati. Ma alcuni dati ci ricordano che è vero l’assoluto contrario: il famoso ‘Orologio dell’Apocalisse’, il segna-tempo simbolico che sul ‘Bulletin of the Atomic’ indica il numero di minuti mancanti alla mezzanotte dello scoppio della guerra nucleare è sceso dai 5 del 2012 ai 3 del 2015: lo stesso numero del 1984(!), in piena guerra fredda. Importantissimo in Jefferies è poi l’elemento naturalistico, che permea e rende attualissima la dimensione e la poetica dell’opera, in tempi in cui l’ecologia sta diventando una assoluta necessità.
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