Produrranno ortaggi e si nutriranno dei frutti della terra, accompagnando il loro sviluppo naturale senza intervenire in modo violento. Non ci sarà alterigia, non ci saranno esseri superiori, in nome di un’umanità “sostenibile” e forse, proprio per questo, davvero libera.
Lo faranno su un’isola, che vive al confine con il resto del mondo e sa parlare, urlare, disperarsi per una canto d’addio, ma anche diffondere la melodia della speranza per ispirare preziosi consigli in coloro che desiderino rispettarla.
Un’isola che è Paradiso per i sei angeli vagabondi protagonisti di questa storia; una terra lontana e quasi inaccessibile che diventa l’eden perduto al confine tra essere e dover essere, tra vivere condizionati dai meccanismi sociali e diventare uomini liberi.
Essere diversi spesso significa sperimentare l’Inferno di chi non trova il proprio spazio sulla terra, anche se sono gli altri, la società tutta, a usurpare ogni spazio tramite dinamiche di sopraffazione, discriminazione e sfruttamento.
Avere la terra, partire da essa per rendere la propria vita un’opera d’arte, senza rovinarla è la più grande conquista cui l’umanità possa aspirare, cercando libertà, cercando di essere felice.