Ginestre e Libri Proibiti è un romanzo storico condotto secondo cliché tra vero e verisimile ambientato in un’epoca soffocante, ma anche densa di fermenti sotterranei. Una Inquisizione perversa e prevaricatrice, il diritto alla lettura dei libri (soprattutto quelli proibiti) vissuto come colpa, il pensiero divergente punito come delitto, un susseguirsi di fatti e di eventi in cui l’amore e l’odio, la magia, la miseria, la grazia aristocratica, le grettezza, l’acume intellettuale, la vendetta, la vita, la morte si mescolano con naturalezza, ma anche con audacia. Il tutto in una location poco frequentata: la magica terra cilentana. Il racconto prende avvio da una mattina importante, perché in Terra Turracae, il giorno 3 maggio 1667, si festeggia l’investitura a Vescovo del Barone Giovan Giacomo Palamolla. Questa nomina a Vescovo, agli occhi di don Biagio Gravina, compagno di seminario, amico del cuore e di avventure del neovescovo, appare pesante di un mistero che il protagonista è deciso a scoprire a ogni costo. Comincia qui l’analisi dei fatti, degli avvenimenti, delle parole e di quant’altro aiuti a fare luce sui punti oscuri di questa vicenda.