Non si tratta di un indiziato qualunque, ma di un giudice che viene arrestato e privato della sua libertà. Condizione infinitamente più forte e drammatica per il magistrato Sandro de Stavis, che all’improvviso si trova dall’altra parte della barricata, costretto a subire le contraddizioni di quella stessa Giustizia che fino a poco prima amministrava di persona. L’imparzialità, l’equità e il potere convivono con difficoltà nella mente degli uomini, tanto che spesso i nostri ideali si infrangono di fronte a chi o cosa credevamo onesto e giusto. Ma cosa fa un uomo giusto? La bilancia della giustizia non fa differenza tra oro e piombo, e sta sempre allo spirito critico, alla capacità di accantonare i nostri bisogni, definire la misura della saggezza.
Giustizia amara è per questo una storia potente, ma anche un romanzo che si intreccia dall’inizio alla fine con il più arduo di tutti i sentimenti: l’amore. Quello che Sandro nutre per una collega ma anche ciò che lo spinge verso Adina, la prostituta bambina che cercherà di salvare come fosse una figlia.
Ed è forse proprio l’amore ciò che in fondo ci indica la strada per essere giusti, come prova a insegnarci questo romanzo che ci spinge a valutare criticamente le nostre azioni, anche perché – come diceva Pirandello – il capolavoro più grande dell’ingiustizia è spesso quello di sembrare giusta senza esserlo.