11 marzo 2020, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte comunica il lockdown dell’Italia a causa del Covid-19.
Il gestore di una storica videoteca emiliana è costretto a chiudere i battenti come da DPCM governativo.
Senza i soldi per una psicanalisi a distanza, con le relazioni familiari che ottanta metri di appartamento rendono funamboliche, comincia a scrivere un diario dalla pandemia.
Tra le conferenze stampa del presidente, Alvin Superstar, il pianoforte con un re incastrato, palloni bucati e un’insonnia da guinnes. Confessioni, ricordi, paure, viaggi e aneddoti comici dalla bottega vintage d’altri tempi.
Giorni di carezze e imprecazioni, speranze e paure, tradotte in un linguaggio fluttuante come le altalene emotive che questa pandemia ha instillato in ognuno di noi.
Per ricordarsi dei buoni propositi, per non dimenticare l’effetto che faceva il ripetersi immobile di quei giorni in ostaggio di un futuro a pois.
Giovedì 12 marzo 2020
Coronavirus tutti in casa giorno 1
Ragazzi che dire?
In mezzo a mille malinconie e domande prive di risposte, ho fatto: un giro in bici, visto due film (vi fa ridere vero?) giocato a perdifiato con mio figlio, respirato l’aria che ci meriteremmo sempre, letto, fatto sport, messo in ordine una quantità indefinita di pensieri indomabili, incrociato una dozzina di volte l’approdo sicuro negli occhi di chi amo, trovando meno tumultuoso questo mare mai visto prima.
Ce la faremo e troveremo nuovi orizzonti.