Quando gli Estensi, signori di Ferrara, giunsero a Modena scoprirono che nelle sue profondità era nascosto qualcosa di prezioso, e decisero di conservarne la memoria tramite opere d’arte, chiese e monumenti.
Dopo vari secoli, un omicidio lascia intravedere nei dettagli della sua ricostruzione legami con i luoghi che videro protagonista la nobile famiglia ducale.
Il commissario Sofia Valenti sarà costretta a chiedere l’aiuto a Cristian Leonardi, un esperto del mercato nero di opere d’arte, per svelare i significati dietro le leggende e i simboli di Modena e Ferrara.
Tuttavia, la ricerca dell’assassino è solo una delle mosse in una partita a scacchi iniziata tempo prima, e in cui ai protagonisti non è concesso vestire i panni del giocatore...
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Modena, domenica, ore 22:00
Quella notte il riflesso della luna non era l’unica luce a illuminare l’antica via del centro storico. All’ultimo piano di un palazzo i battenti erano aperti, lasciando filtrare il fascio artificiale dall’interno sulla via sottostante. Orso Lemma, il proprietario dell’appartamento, non si era dimenticato di spegnerla, ma aveva posticipato l’orario in cui, solitamente, andava a dormire in attesa di una chiamata che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
Non era stanco di leggere gli antichi volumi della biblioteca di cui era stato curatore quasi tutta la vita e, ancora, si stupiva di come i bibliotecari precedenti fossero stati tanto ciechi di fronte a parole così chiare. Eppure, un indizio prima degli altri fu decisivo nel comprendere quanto gli antichi Signori di Modena, e prima di Ferrara, avessero lasciato in eredità alla città e alla sua famiglia.
Orso avrebbe potuto disegnare a occhi chiusi il simbolo intagliato nella chiave antica, splendente come fosse d’oro. Non si sarebbe, infatti, mai dimenticato il giorno in cui la ricevette, consapevole del potere che per secoli aveva custodito.
Il suo modo di vivere, trascorso tra un libro e un altro, gli era quasi costato la vista, ma gli aveva affinato la mente. Il giorno della pensione, dopo decenni passati a studiare le vite di grandi personaggi, si accorse, come chi si sveglia di colpo, che in realtà erano solo un sogno. Leggere e studiare quelle avventure lo aveva fatto sentire vivo, ma era ben consapevole di essere incapace di altrettanto eroismo. Fu grazie al loro coraggio che quei personaggi conquistarono un posto nella storia, mentre lui sarebbe stato dimenticato, annoverato al massimo nelle liste dei guardiani della biblioteca come tanti altri prima di lui.
Si era quindi reso conto che lasciare un segno era più importante della sua stessa libertà e quella sera, in cambio del segreto e di quello che ne sarebbe conseguito, decise di mettere a rischio la sua credibilità e la sua stessa esistenza. Tutto questo per ottenere qualcosa di più grande, anche se ciò avrebbe costretto l’anziano bibliotecario a sporcarsi le mani di sangue.
Mentre quei pensieri gli attraversavano, per l’ennesima volta, la mente, il cellulare squillò. Sullo schermo appariva a chiare lettere “numero privato”, esattamente come aveva richiesto lui e, quando l’anziano accettò la chiamata in arrivo, fu soddisfatto nel sentire rispondere proprio la voce che aveva atteso tutta la sera.
«Sono pronto» disse con voce profonda l’uomo che aveva chiamato.
«Ti ricordi esattamente cosa devi fare?»
«Certo, sono un professionista.»
«È necessario che sia così, – commentò titubante Orso – per questo riceverai metà del compenso ora e l’altra metà a lavoro compiuto.»
L’uomo dall’altra parte non si scompose a quella nuova richiesta e Orso lo sapeva. La somma di cui parlavano bastava per non aprire una trattativa e la chiamata si interruppe. L’anziano bibliotecario, acceso il suo sigaro, volse lo sguardo oltre la finestra da cui si vedeva la Ghirlandina illuminata.