La filmografia internazionale vista dalla parte delle donne. Quali protagoniste di centinaia di pellicole, esprimono un punto di vista che sviscera molteplici
aspetti della vita sociale utili proprio nel momento storico in cui femminicidi e violenza inducono serie riflessioni. Questo “percorso cinematografico” è anche un modo di unire sociologia e storia della settima arte utilizzando un linguaggio diretto e semplice. Adatto al grande pubblico, il libro risulta essere una sorta di ‘manuale’ per chi frequenta
le sale cinematografiche, oppure guarda i film in televisione e sul computer e che crede che l’evoluzione della società possa ritrovarsi nell’ambito dei rapporti tra uomo e donna. Dalla dolce, tenera e ribelle, donna nel cinema degli anni Settanta, passando dalle femmine crudeli, ma affascinanti, alle vamp del grande schermo, fino alle donne oggetto e alle
donne coraggiose.
Il volume non dimentica le divine: Louise Brooks, Greta Garbo, Ingrid Bergman, Meryl Streep, Anna Magnani, Claudia Cardinale, Carole Lombard, Joan Fontaine, Jane Fonda, Mary Astor, Joan Crawford, Hedy Lamarr, Liz Taylor, Marlene Dietrich, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Lucia Bosé.
Primo capitoloPRESENTAZIONE
di Francesca Comencini
Vamp o dark lady, creature indifese o efferate criminali, vittime, ribelli,
madri, amanti, spie, sognatrici, in questo suo libro Pierfranco Bianchetti
esplora con chirurgica precisione, meticolosità e desiderio quasi
enciclopedico di esaustività le figure femminili nel cinema. Leggendolo
si ha l’impressione di effettuare un volo e di planare su mondi cinematografici
molto diversi fra loro, dei quali naturalmente non dobbiamo
dimenticare le complessità e le singolarità. Ma in questo volo Bianchetti
ci guida nell’altra metà del cielo sopra il cinema e sopra le nostre
vite – perché, come lui stesso scrive “la cultura del film è cultura del
genere umano” – e in questa altra metà del cielo ci sono delle costanti:
intanto ci rendiamo conto che il cinema nasce, per così dire, donna.
Impossibile pensarlo senza la centralità assoluta dei personaggi femminili,
seppure sempre incasellati in stereotipi: ma anche dentro questi
stereotipi l’umanità, la bellezza, il talento, la forza delle attrici in carne
e ossa che riempiono con i loro corpi quelle caselle disegnate per loro
ne superano ampiamente i confini, esondano in ogni inquadratura, raccontandoci,
quasi per effrazione, la potente alterità e differenza che i
loro corpi contengono. Il cinema infatti è un linguaggio che dice ciò
che vuole dire ma anche ciò che gli sfugge, spesso va aldilà delle intenzioni
e del controllo, parla attraverso i corpi, i gesti, gli sguardi, gli
umori, le stagioni, i colori, il cielo le luci e gli occhi, soprattutto gli occhi,
e contraddice ciò che pensava di dire, sa mentire e insieme disvelare
la sua propria menzogna e così fa la lunghissima serie di attrici messe
lì a perpetuare un racconto che non le riguarda: se ne appropria, lo
stravolge, lo fa a pezzi mentre in apparenza lo perpetua. Quelle attrici
desiderano e ci impongono di essere guardate in faccia, oltre gli schemi
e le lenti con cui sono filmate e attraverso cui dovremmo spiarle.
Guardami, sprofonda nei miei occhi, ascolta la mia risata, balla con
quel corpo pieno di vita che presto a loro ma che è il mio, sembrano
dirci, e questo rimane: la forza centripeta delle donne che calamitano
il film e lo fanno ruotare intorno al vuoto doloroso, privo di senso e
di sguardo di quei personaggi scritti per loro: personaggi a volte ben
scritti a volte no ma sempre funzioni di quelli maschili, messi lì per
accenderne il desiderio, raccontarne le paure, esaltarne la potenza.
Eppure dentro quegli spazi angusti, sono le attrici la linfa del film, ciò
che attira e spesso il motivo per cui le persone vanno al cinema. Forse
partendo da questa contraddizione tra una forza così vitale e così
inespressa si può, in parte, comprendere l’impressionante serie di vere
e proprie stelle del cinema di cui Bianchetti ci racconta le vite, terribili
tragedie. Non è la fragilità, forse, che porta queste donne di grande
successo a finire così male, ma proprio il contrario: è la loro forza imprevista
che sta al centro del film come la lettera nascosta di Poe sta
al centro della stanza senza che nessuno la veda e di cui nessuno, ma
proprio nessuno, loro per prime, sa cosa farsene e per cui la società
non le perdona. Molto si perdona alle donne, incostanza, fragilità, errori
e patemi ma non la loro forza. La forza delle donne, quella forza che
evidentemente viene vissuta così radicalmente minacciosa, non è mai
perdonata. E invece il cinema, messo lì a tacerla, per effrazione, involontariamente,
forse senza nemmeno vederla, la celebra, la esalta. Poi,
come una risacca, la silenzia di nuovo, dice giù la testa ragazze, non
pensate di appropriarvi del racconto, tornate a casa, al posto vostro. È
un percorso ancora lungo e accidentato quello che conduce a fare del
cinema un racconto a più voci, diverse tra loro, prima fra tutte la voce
delle donne che di quel genere umano di cui il film è cultura sono più
della metà. Accidentato, lungo, ma oramai avviato, inarrestabile. Ed è
importante capirne l’urgenza e la portata: non infatti per una questione
di quote, di fredde percentuali, di “difesa” (chi poi mai si dovrebbe difendere,
le donne non hanno bisogno di esserlo!) dei diritti delle donne,
si tratta di qualcosa che rappresenta una possibile salvezza per tutta
l’umanità, e che dovrebbe essere preoccupazione di tutte e tutti, e non
solo una battaglia delle donne. Oramai credo che si sia capito, e questi
tempi tremendi di pandemia che stiamo vivendo credo ce lo abbiano
fatto comprendere in modo ancora più impellente: se il mondo ha una
possibilità di cavarsela è uscendo dall’idea che la forza maschile sola
al comando possa essere una qualsiasi, minima soluzione, che il maschio
forte, unico narratore del mondo, in un racconto apparentemente
neutrale ma che esclude più di metà dell’umanità, possa dare conto
e comprendere la complessità di un mondo variegato, frammentato,
contraddittorio e stanco della prepotenza umana che lo maltratta. Dobbiamo
desiderare, a ogni costo, che la vita delle persone e il mondo in
cui si svolge venga pienamente raccontato in tutte le sue differenze, di
genere, di razza, di orientamento sessuale, di provenienza. E la voce
delle donne è l’arca che contiene tutte le voci differenti, se è silenziata
nessuna altra voce troverà spazio, se viene potenziata apre il mare per
tutte e tutti. Importante ogni occasione per ricordarlo con forza e con
fierezza, e questo libro ne è una. (Francesca Comencini)
Edizioni del Loggione srl
Sede legale: Via Piave, 60 - 41121 - Modena - Italy
P.Iva e C.F.: 03675550366
Iscrizione Camera Commercio di Modena REA MO-408292
© ItaliaBookFestival è un marchio registrato Edizioni del Loggione srl