Il libro raccoglie gli Atti del Convegno Internazionale "L'antropologia di Bernard Lonergan, valori e cambiamento", svoltosi presso l'Università Ca' Foscari di Venezia - 1 e 2 settembre 2011, organizzato dal Centro Interateneo per la Ricerca DIdattica e la Formazione Avanzata delle Università Ca' Foscari di Venezia, Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Verona insieme al Servizio di Formazione Permanente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e all'insegnamento di Didattica Generale della medesima sede piacentina.
Gli interventi raccolti arricchiscono il patrimonio italiano di ricerca attorno al contributo di Bernard J.F. Lonergan nel campo degli studi sull'educazione e la formazione, individuando orientamenti per gli insegnanti e gli educatori nello sviluppo dei curricoli formativi.
Pierpaolo Triani (1965), è professore ordinario di Pedagogia Generale presso la Facoltà di Scienze della Formazione, Università Cattoilica del Sacro Cuore di Piacenza.
Primo capitoloIl presente volume intende offrire al vasto pubblico, grazie alla preziosa collaborazione della presidenza nazionale dell’AIMC, gli atti del convegno internazionale “L’antropologia di Bernard Lonergan. Educazione, valori e cambiamenti”, svoltosi presso l’Università di Ca’ Foscari di Venezia il 1 e il 2 settembre 2012. Tutti gli interventi pubblicati sono stati appositamente rivisti dagli autori con l’aggiunta del contributo del prof. Brena che ha scritto successivamente il proprio
saggio per rendere ancora più ampio e aperto il dibattito.
Il convegno veneziano, organizzato dal Centro Interateneo per la Ricerca Didattica e la Formazione Avanzata delle Università Ca’ Foscari di Venezia, Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Verona assieme al Servizio Formazione Permanente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e all’insegnamento di Didattica Generale della medesima sede piacentina, ha rappresentato l’ultima tappa, in ordine di tempo, di un percorso di ricerca avviato ormai da alcuni anni, e ancora in essere, attorno al contributo di Bernard J. F. Lonergan nel campo degli studi sull’educazione e la formazione.
In stretta connessione con gli studiosi italiani del pensiero del filosofo e teologo cattolico canadese (1904-1984), con alcuni esperti statunitensi e inglesi, e con i vari gruppi di studio attivi lungo la penisola, nel settembre del 2000 si è avviato presso la sede piacentina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore il primo seminario di studio con il titolo “Educazione, formazione, curricolo. Una riflessione a partire dal pensiero di Bernard Lonergan”. Da quell’incontro è nato un appuntamento annuale che si è ripetuto lungo il corso del decennio (con l’apporto di diverse istituzioni, in particolare il Servizio Nazionale per il Servizio Culturale della CEI) fino al felice incontro
veneziano.
Bernard Lonergan non è autore con un tasso di popolarità molto alto, ma l’attenzione verso le sue opere, in modo poco appariscente ma costante, sta diventando sempre più vasto, sia nel campo della teologia sia nel campo delle scienze umane. Non è un caso dunque che padre Michael Paul Gallagher lo abbia inserito in un recente volume dedicato a “dieci grandi esploratori cristiani” della fede. Scrive Gallagher: “Se Bernard Lonergan resta un gigante in gran parte sconosciuto della teologia del XX secolo, la ragione non è difficile da trovare. La sua opera, tutta dedicata ai fondamenti della teologia e della filosofia, non è mai arrivata al grande pubblico e anche tra i teologi di professione non sono pochi quelli che ancora oggi hanno scarsa confidenza con i suoi scritti. Molti altri, tuttavia, considerano questo gesuita canadese un genio e pensano che finirà con l’essere riconosciuto tale”. Anche tra gli studiosi della formazione umana e dell’azione educativa
sta progressivamente crescendo l’interesse verso l’apporto di Bernard Lonergan. Nonostante ciò sorge frequentemente, nelle persone impegnate nel campo scolastico ed educativo che sentono parlare dell’autore canadese per la prima volta, un interrogativo: perché approfondire un autore certamente stimolante, ma anche complesso, lontano dal punto di vista lessicale dalla letteratura pedagogica e didattica, che richiede uno studio molto attento e paziente,?
Senza nessuna pretesa di esaustività vale la pena tracciare una linea di risposta riprendendo quanto scritto dal prof. Lucio Guasti, ideatore e coordinatore del lungo ciclo seminari di studio avviati nel
2000, nella conclusione degli atti del primo incontro di studio. La posizione di Guasti parte dall’analisi della cultura contemporanea e dal riconoscimento di due bisogni strettamente connessi.
Il primo riguarda il ‘nuovo umanesimo’.
“Con la svolta del terzo millennio, abbiamo lasciato alle spalle un secolo tragico per i suoi versanti di negazione del valore dell’uomo, ma anche un secolo risvegliato dalla necessità di trovare una nuova forma culturale che salvi per il futuro proprio l’essenza e la stessa dignità dell’uomo. Se l’ideologia e i loro versanti eversivi hanno avuto una concezione perversa della natura dell’uomo, l’umanesimo non è comunque morto, anche se necessita di trovare una nuova dimensione
della sua costruttività. ‘Il nuovo umanesimo’ di cui ha parlato il Concilio Ecumenico Vaticano II sembra essere il criterio attorno al quale convogliare le energie di riflessione e di azione necessarie a trovarne un effettivo compimento”.
Il secondo riguarda il rinnovamento dei contenuti e dei processi formativi, in particolar modo la declinazione di un nuovo curricolo.
“Ed ecco emergere, con maggiore chiarezza, l’importanza del curricolo per il secolo nascente. […] L’oggetto a cui dedica la sua attenzione il curricolo ha ormai assunto una tale rilevanza da essere
diventato, nell’arco di poco più di un secolo, il problema principale della comunità internazionale. E’ vero che la società si occupa prima di tutto di economia e di difesa militare e poi di salute e di altre componenti il vissuto contemporaneo. Resta però vero il fatto che, seppure in una posizione socialmente debole, la cultura curricolare si è talmente diffusa da mettere gli stati nazionali nella condizione di considerare il ‘sistema di istruzione e formazione’ il nuovo versante strategico
delle loro politiche dell’educazione”.
Il pensiero di Lonergan risulta particolarmente interessante proprio in corrispondenza dei due bisogni accennati. Egli non offre ‘ricette’ ma traccia una prospettiva che merita di essere approfondita analiticamente in quanto centrata sull’incontro tra la dimensione metodologica
e quella antropologica.
C’è necessità di ripensare la formazione umana e l’impegno educativo non separando gli aspetti valoriali, contenutistici e metodologici. A questo proposito Guasti si chiede in merito a Lonergan: “Il suo tentativo di elaborare un Novum Organum del sapere e un nuovo metodo, il Metodo Empirico Generalizzato, va riguardato con estrema attenzione in relazione all’obiettivo assunto. E’ possibile ritenere che il suo tentativo possa offrire una teoria adeguata alla revisione della cultura contemporanea e ad un’antropologia in grado di offrire una base per il percorso formativo delle nuove generazioni?”.
Una bozza di risposta a questa domanda la si trova in un’altra riflessione di Guasti, all’interno di un volume dedicato specificatamente al problema del curricolo: “L’asse intorno al quale pare costruire la sua [di Lonergan] analisi si presenta molto interessante per l’assunzione metodologica propria della coscienza che le consentirebbe alcuni movimenti essenziali che danno corpo al dinamismo originario indifferenziato o alle poco identificabili energie o spinte vitalistiche che sono presenti in altri pensatori.
La formazione avrebbe la sua chiara definizione nella creazione continua di nuove forme non al di fuori della consapevolezza delle stesse e della conoscenza del loro svilupparsi dinamico. L’assunzione metodologica di Lonergan non intende diminuire il valore dell’oggetto ma tenta di dar corpo al rapporto che si stabilisce tra soggetto e oggetto definendo, alla base di questo, un ‘dispositivo’ fondamentale e radicale che fonda l’ambito della formazione.
Con tale logica, che si distingue comunque dalle posizioni del cognitivismo o anche dalle teorie più recenti delle intelligenze multiple in quanto considera il carattere polimorfo della coscienza, si accentua decisamente il versante dell’interiorità del soggetto inteso come centro propulsivo e libero di sviluppo”.
Il pensiero di Lonergan, come si coglie bene da quanto appena riportato, credo meriti dunque di essere approfondito anche nell’orizzonte pedagogico. E’ questa convinzione che sta alla base della presente raccolta.
Occorre tuttavia, coerentemente con l’impostazione di Lonergan, mettere in evidenza come non siano tanto le opere dell’autore canadese quanto il loro studio e approfondimento, la comprensione critica delle sue posizioni, a rappresentare un metodo efficace per innovare il modo di leggere il problema della formazione umana, del curricolo, dell’impegno educativo.