In uno scontro su scala globale che ha falciato 50 milioni di vite umane, dove la dignità umana è stata annientata, dove non c’è stata distinzione tra combattenti e non, uomini e donne, adulti e bambini, dove i civili sono considerati un obiettivo
strategico dei bombardamenti, un Reggimento ha portato onore, valori e moralità che la guerra sembrava aver estirpato. È il Savoia Cavalleria, che si è distinto sul fronte orientale della Seconda Guerra Mondiale e ad Isbuscenskij, il 24 agosto
1942, si è reso protagonista di una imprevedibile vittoria, caricando con le sciabole le armi automatiche ed avendone la meglio, contro ogni pronostico che l’evoluzione della tecnologia militare, della tattica e della logica stessa permetterebbe di formulare.
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