La Repubblica delle Muse - un'associazione nata in Piemonte agli inizi dell'Ottocento, con l'obiettivo di difendere e promuovere l'arte in ogni modo e in tutte le sue forme - è ormai prossima ai festeggiamenti per il suo bicentenario. Le sette Muse al comando della Repubblica sono artisti di grande talento, ma soprattutto uomini e donne dalle notevoli capacità manageriali, tra le cui famiglie si consuma una lotta di potere senza esclusione di colpi. La situazione precipita quando, nel mezzo di un concerto davanti a centinaia di persone, il maestro Ludovico Van, Musa della Musica, interrompe improvvisamente l'esecuzione e si accascia a terra. Dai primi accertamenti emerge una scomoda agghiacciante verità: morte per avvelenamento. Il commissario Oscar Fantini, precipitatosi sulla scena del crimine, si trova di fronte a un caso assai complicato, reso ancora più difficile dalla prolungata reticenza delle Muse e dei loro familiari, per nulla disposti ad aprire a poliziotti e giornalisti le porte del loro piccolo mondo. Un mondo fatto di intrighi, tradimenti e scandali, in cui regnano sovrani l'egoismo e l'ipocrisia, e dove non ci si può fidare nemmeno degli amici più cari.
Primo capitoloEstratto del discorso tenuto dal marchese Pietro Juvarra in occasione dell’inaugurazione della Repubblica delle Muse, addì 18 febbraio 1818
«Miei cari fratelli e sorelle... è con gioia immensa ed orgoglio, e non senza una cospicua dose di vibrante commozione, che vi accolgo nella Repubblica delle Muse!
Voi tutti siete stati testimoni di un grande sogno. Abbiamo incontrato innumerevoli ostacoli sul nostro cammino... ma non ci siamo mai fermati, né voltati indietro. E oggi, dopo quasi vent’anni, quel grande sogno si trasforma in una grande vittoria! [...] un luogo in cui all’arte sia garantito, ora e per sempre, il posto che di diritto le spetta nel mondo, quale massima e suprema espressione dell’umana natura.
[...] Sua Maestà Vittorio Emanuele di Savoia, primo del suo nome, re di Sardegna, duca di Savoia, Piemonte e Aosta, senza la cui regale benevolenza questo nostro sogno non si sarebbe potuto avverare. Oggi Sua Maestà è qui tra noi, ad imperitura memoria della fedeltà e del sostegno che uniscono, e sempre uniranno, la Corona e la nostra Repubblica. [...] Olimpia Botticelli, il visconte Rodolfo Tommaso Canova, la baronessa Vittoria Cavalcanti, Margherita Fracci ed il mio carissimo amico Federico Van. Queste persone sono per me... come le dita della mia mano. Sono parte di me al punto che spesso dimentico quanto siano realmente importanti. Ma la verità è che senza le mani l’uomo non può ardire di creare... può sognare forse, ma non può creare... e così anch’io senza i miei amici e colleghi, senza le mie cinque dita. [...] è un piacere, prima ancora che un dovere, ringraziare tutti coloro che hanno lavorato e collaborato a questo progetto [...] Mi sia consentito infine di rivolgere un ringraziamento alla mia famiglia... a mia moglie Laura e ai nostri splendidi figli Francesco, Leonora e Carlo: la mia luce oggi, la mia speranza per il domani.
[...] Gli ultimi vent’anni ci hanno portato guerre, devastazione, sofferenza. L’illusione della libertà e le promesse di falsi idoli ci hanno resi ciechi di fronte ai veri valori. Abbiamo smarrito la retta via [...] Ma la storia ha voluto darci una seconda possibilità. Ha insegnato a tutti noi che la libertà non è un dono di alcuni ad altri. Non può essere concessa, la libertà... ma deve essere cercata da ognuno di noi... trovata, e conquistata [...] L’arte può soccorrerci in questa ardua ricerca, perché unisce gli uomini senza tuttavia renderli uguali. L’arte rende liberi.
[...] insieme stiamo scrivendo la storia. Un dì le future discendenze, guardandosi addietro, avranno la consapevolezza dell’importanza storica di questo giorno in cui nacque la Repubblica delle Muse... il giorno in cui l’arte risorse, come l’araba fenice, dalle proprie ceneri... e ammireranno il nostro coraggio e la nostra determinazione. [...] Per questo, miei cari fratelli, io prego fin da ora... perché l’arte possa risplendere sempre: in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni sua forma.»