Paola Venturi, bergamasca, è laureata in archeologia preromana, romana e della Magna Grecia, e anche in architettura del restauro.
Paola Venturi non lavora nel mondo dell’arte, mette le competenze personali al servizio di un contesto lontanissimo da quello dei suoi studi universitari: la prostituzione.
Il connubio che ne risulta l’ha trasformata in una raffinata cultrice del sadomaso, che rielabora in forma di complesse scenografie che narrano episodi mitologici e biblici. Un connubio talmente raro da renderla richiestissima sul mercato: i clienti giungono da ogni parte d’Italia.
Durante una performance, tuttavia, succede un avvenimento strano. I suoi occhi piangono lacrime nere. Un fenomeno che si ripete ancora e ciò mette a repentaglio la sua attività professionale. Preoccupata, chiede aiuto al medico di famiglia, Ricolfi, che le prescrive delle analisi di controllo.
Paola raggiunge l’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo nei primi giorni di marzo 2020, proprio mentre nella città orobica entrano alcuni contingenti militari e medici inviati da Mosca, affinché supportino il personale sanitario locale, sotto pressione per l’elevato numero di vittime riscontrate nelle prime fasi della pandemia. Qui incontra una ragazza invalida, senza una mano, e un bel ragazzo russo, agitato e guardingo che le consegna una misteriosa valigetta.
Due incontri causali, che avranno un impatto fondamentale sulla sua vita, cambiandola per sempre.