Itinerari dendro gastronomici tra grandi alberi e grandissimi piatti
Come gli alberi sono radicati sul terreno, la gastronomia tradizionale è radicata nel territorio. Viaggio nella grande bellezza dell’Emilia Romagna, tra grandi alberi e grandissimi piatti. Tra piante maestose e ricette deliziose.
Una guida regionale che propone itinerari alternativi, per un turismo “illuminato”,
alla scoperta di piccoli tesori nascosti: percorsi che uniscano cibo (cioè cultura) e paesaggio (cioè natura).
Questi itinerari dendro-gastronomici giustappongono gli alberi monumentali (che affondano le radici nel terreno) a feste, sagre o fiere che celebrino prodotti tipici o piatti tradizionali (che affondano le radici nel territorio).
PREFAZIONE
Amo gli alberi, specialmente quelli monumentali, che da secoli affondano le loro radici nel terreno. E amo la gastronomia tradizionale, che da millenni affonda le sue radici nel territorio. Terreno e territorio: due parole preziose e complementari. Collegare alberi e gastronomia, come sto cercando di fare con i miei piccoli itinerari dendro-gastronomici, significa collegare natura e cultura, ma anche valorizzare due categorie decisamente sottovalutate: da un lato gli alberi secolari, regolarmente ignorati dagli itinerari turistici, persino da quelli in bici o a piedi; dall’altro le sagre di paese, quelle serie, che i quotidiani locali, in genere, liquidano con la locuzione “stand gastronomici”, senza specificare che cosa si mangia, in quegli stand. Piatti forti, alberi fortissimi: ma con l’urgente bisogno di qualcuno che li difenda.
Il progetto è nato per spingere il turista a cercare qualcosa di bello (l’albero), promettendogli qualcosa di buono (il cibo servito sulle tavole di feste, sagre o fiere); ma nulla, sia chiaro, impedisce al lettore di procedere diversamente, separando le due categorie: visitando soltanto i monumenti vegetali, o frequentando esclusivamente le occasioni enogastronomiche. Lo spirito della guida, tuttavia, è quello di godersi il pacchetto completo: con la garanzia che, se avrete la possibilità o la pazienza di attendere il periodo indicato, lo sforzo del viaggio e della ricerca dell’albero sarà ricompensato, oltre che dalla sua imponente bellezza, da un lauto e gustoso pasto in uno degli appuntamenti territorialmente contigui che nella guida sono abbinati agli esemplari arborei.
La speranza, ovviamente, è che la sinergia tra paesaggio e cibo, considerata da molti esperti la chiave di volta della valorizzazione turistica del territorio, dia i suoi frutti e consenta di avvicinare sempre più persone all’approccio sano ed equilibrato di “cacciatori di gusto e bellezza” che qui proponiamo. Al momento, infatti, nessuna delle due categorie gode dell’attenzione che, a nostro giudizio, meriterebbe. Non ne godono gli alberi monumentali, che nonostante l’innegabile bellezza e le tante pubblicazioni dedicate (tra libri e pagine web), salvo rare eccezioni continuano a essere colpevolmente dimenticati dagli uffici turismo, IAT o Pro Loco che siano. E non ne godono neppure gli appuntamenti enogastronomici: se è vero che alcune sagre (ovviamente non incluse in questa guida) godono di un successo sproporzionato, rispetto allo scarso valore dei piatti serviti, è altrettanto innegabile che ancora tante feste di paese, latrici di sapori squisiti, siano pressoché sconosciute, al di fuori dei ristretti confini locali.
Anni fa ero al festivaletteratura di Mantova e un famoso scrittore nordamericano disse una cosa che mi ha colpito: scrivere non può essere un castigo solitario in attesa dei diritti sulle (sempre più eventuali) vendite. No: bisogna divertirsi mentre si scrive, perché questo è l’anticipo più significativo che si possa percepire. Un anticipo che io, nella ridda di indescrivibili emozioni provate nel corso di questo lungo pellegrinaggio dendro-gastronomico tra Rimini e Piacenza, ho già avuto la fortuna di incassare: dall’incontenibile gioia per la scoperta di monumenti vegetali sino a quel momento ignorati, all’inguaribile cordoglio di fronte a patriarchi improvvisamente colpiti da gravi malattie e presumibilmente destinati alla morte; e dalla frustrazione per i (fortunatamente pochissimi) permessi negati dai proprietari degli alberi o per l’incomprensibile diffidenza di alcuni gestori di sagre, all’impagabile soddisfazione dei tanti “grazie” ricevuti da orgogliosi proprietari di piante, sindaci e presidenti di Pro Loco. Per non parlare, poi, del lusingante attestato di stima di chi mi ha chiesto consiglio per migliorare un piatto o, addirittura, pur di far parte dei miei itinerari alternativi, ha deciso di riesumare ricette cadute nell’oblio o materie prime dimenticate, facendole diventare protagoniste del menù. Un viaggio tra natura e cultura lungo e non sempre facile: grazie al quale, però, conoscerete i tanti tesori - preziosi ma ancora troppo nascosti - dell’Emilia-Romagna.