Romeo Venturelli, da Sassostorno di Lama Mocogno, Appennino modenese. È un selvaggio, un anarchico, una forza della natura. Il suo istinto è scandaloso. La sua energia non conosce confini. Le sue voglie non hanno freni. Nato povero, cresciuto povero, è destinato alla povertà. Finchè non sale su una bici, e la bici diventa un cavallo magico, alato, capace di trasportarlo nella favola: ogni desiderio sembra potersi esaudire. Meo ha una carriera folgorante. Corre e vince. Quando vuole. Perchè qualche volta non è la vittoria ad interessarlo, ma il modo: a cronometro, in volata, per distacco. Si prende il lusso di stravincere. È l'unico, Meo, a mettere d'accordo Bartali e Coppi, il primo direttore sportivo e il secondo capitano, insieme in una squadra, la San Pellegrino, per lanciare Venturelli nella storia del ciclismo. E invece no. Quante ne combina, Meo.