Per molti Majorana dice ben poco. Forse taluni avranno sentito questo cognome pronunciato in una trasmissione televisiva non lasciandosi catturare dall’argomento in questione. Non crediamo che sarebbe improduttivo e indegno cogliere l’occasione per colmare questa lacuna. Si tratta, dopotutto, di rendere omaggio a un genio in parte ancora incompreso, che merita un posto d’onore nella memoria collettiva.
Per gli appassionati d’indagini storiche e per la comunità dei fisici mondiali, invece, parlare di Majorana significa scatenare un uragano di emozioni sia per il suo operato nel campo della fisica teorica (a distanza di quasi ottant’anni, solo parzialmente esplorato) sia per la sua tormentata esistenza, interrottasi ufficialmente a soli 31 anni per cause ancora del tutto da chiarire. Indubbiamente Majorana fu un teorico puro al quale importava poco trarre conferme dalla sperimentazione. Fu un teorico della fisica, un teorico della vita e, persino, un teorico di se stesso. Il suo acume intellettivo, il suo quoziente d’intelligenza, la sua straordinaria mente matematica e la naturale propensione ad intuire inarrivabili percorsi scientifici, che per altri scienziati di valore poteva significare solo fantafisica, lo resero un “diverso” e, pertanto, anche un infelice. Non è certamente un caso se gli studiosi di tutto il mondo sono concordi con Fermi nel collocare Majorana nell’Olimpo degli dei, ma solo nella cerchia ristretta di Galileo Galilei e Isaac Newton. Per esplorare il percorso della sua esaltante attività scientifica è passato inosservato ai più che egli si applicò con la stessa passione e genialità anche a qualcos’altro.
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