«La nostra non vuole essere una storia della pittura a Pisa del primo Novecento e neppure una breve sintesi dei pittori più significativi. Si tratta, molto più modestamente, di tredici medaglioni biografici di alcuni tra i principali pittori pisani del primo Novecento che, secondo il personalissimo parere di chi scrive, furono tra i più importanti, con l’aggiunta di qualcuno che forse così significativo non fu, ma che è stato pressoché totalmente dimenticato, e che meriterebbe invece una qualche riconsiderazione.
[…] I superstiti non devono dunque intendersi come le colonne d’Ercole del buon gusto pittorico pisano, una sorta di custodi di quel bellettrismo figurativo di cui spesso si ragiona, ma il semplice specchio dei gusti di chi scrive, sottoposti magari alle “oscillazioni della critica”, perché a suo tempo c’incapricciammo di autori che poi, dopo anni, abbiamo ridimensionato.
[…] La nostra città ha del resto avuto delle belle mostre che ne hanno illustrato le vicende in lungo e in largo (dalle corse nel Mediterraneo ai giovani che cantavano il Piave mormorante), ma stranamente nessuna esposizione è stata fatta della Pisa dagli anni Venti in poi, gli anni triviali e vili del Fascismo, e qualche ragione ci sarà, che parlare forse di noi, senz’altro dei nostri congiunti che abbiamo conosciuto, attribuisce alla Storia un senso talvolta doloroso, come un’antropologia non sciatta di chi siamo. Eppure gli anni sono pronti ormai per capir bene chi eravamo, e, nel ristretto campo nostro, cosa volevano gli artisti. Noi aspettiamo, fiduciosi.
Il tono medio dei testi che leggerete è quello, speriamo, di una divulgazione piana e con qualche grazia, che poi, lo diciamo da insegnante, è talvolta il lavoro più difficile da fare, perché ciò che è complesso spesso lo è a ragion veduta, e le strade di montagna sono piene di curve perché altrimenti precipiteremmo.
Noi abbiamo cercato di rimanere in piedi.»