Righetto di Monsilente è una storia di amicizia, magia e libertà.
è il viaggio di un bambino alla ricerca delle tre chiavi per liberare la musica prigioniera di un minaccioso castello.
La vicenda prende avvio in un borgo noto per la coltivazione del cavolo verza e si dipana tra i Cinque Laghi e le Terre Ballerine, con un chiaro riferimento al territorio di Montalto Dora.
Riuscirà Righetto - con l’aiuto delle Fate delle Sette Note, del compagno Claretto e della contessina Sole - a liberare la musica tenuta ostaggio dalla perfida strega Necatria e da suo figlio, il crudele marchese Ottone?
Scoprirà quali segreti si celano nei versi della ninna nanna che i genitori gli cantavano da piccolo e nel ciondolo spezzato che porta al collo?
Primo capitoloGuardate in su. No, molto più in su!
Ecco, proprio là, in cima al colle punteggiato di boschi e vigneti, su uno sperone di roccia solitario, sorgeva il castello di Monsilente.
Dentro a quella fortezza il marchese Ottone, signore dei Cinque Laghi e delle Terre Ballerine, aveva rinchiuso tutti i suoni e tutta la musica del circondario, perché voleva tenerli soltanto per sé.
Così in paese non si sentiva volare una mosca, nessuno ricordava più che cosa significasse ascoltare il cinguettio degli uccelli oppure il sussurro del vento tra gli alberi.
Cantare e fischiettare era severamente proibito dalla legge. Senza contare che le guardie del marchese perquisivano le abitazioni nei momenti più impensati e arrestavano chiunque fosse scoperto a nascondere uno strumento musicale o uno spartito. Persino le feste erano tristi, perché senza musica non si poteva danzare!
Il castello era circondato da una doppia cinta di mura, con in cima un camminamento per le sentinelle e ai lati quattro torri merlate. Il ponte levatoio e un pesantissimo portone di ferro contribuivano a renderlo inaccessibile.
All’interno sorgeva una quinta torre, larga e massiccia, il mastio, dentro alla quale si mormorava che Ottone tenesse prigioniera la musica in un forziere protetto da tre serrature.
Qualcuno della servitù giurava e spergiurava addirittura che il marchese avesse incatenato gli strumenti a pesanti anelli di ferro, fissati alle pareti delle celle, e che addestrasse le note a colpi di frusta per farle suonare soltanto a suo comando.
Adesso provate ad immaginare che sorpresa provò Rigo, detto Righetto, un bambino come voi, la prima volta che sentì la musica. Lui, nato e cresciuto a Monsilente, non sapeva neanche che cosa fosse. Poi, la notte delle stelle cadenti, ci si trovò in mezzo all’improvviso!
Volete sapere come andò?
Righetto amava molto le stelle e quella notte che caddero a pioggia desiderava tanto osservarle da vicino. Così, anche se nonno Celso gli aveva proibito di uscire di casa, sgattaiolò fuori dalla finestra e si arrampicò sul colle, fino ai piedi del castello: sapeva bene che le sentinelle non si sarebbero accorte di lui, che era svelto come un gatto e protetto dall’oscurità.
Se ne stava sdraiato sull’erba con il naso all’insù quando vide una stella che scendeva pian piano fino a pochi centimetri dal suo viso. Allungò la mano per afferrarla ma quella schizzò di nuovo in alto, per poi planargli dolcemente accanto e sussurrargli all’orecchio: “Rigo, il tuo compito è liberare la musica, solo tu puoi farlo!”.
L’unica cosa che Righetto sapeva della musica era che nove anni prima, una notte in cui era malato, le guardie del marchese avevano arrestato i suoi genitori per averli sorpresi a cantargli la ninna nanna.
Riteneva quindi che la musica fosse una cosa molto pericolosa e il fatto che suo nonno - rimasto solo ad occuparsi di lui - non volesse nemmeno sentirla nominare, gli dava ragione.
“Liberare la musica? Non ci penso proprio!” rispose.
La stella, allora, bisbigliò: “Ascolta!” e Righetto udì suoni che non immaginava nemmeno potessero esistere: alcuni erano freschi come cascate d’acqua, altri dolci come lo sciroppo, altri ancora saltellanti come cavallette. Lo avvolgevano tutto, sembravano quasi sollevarlo da terra e cullarlo nell’aria, gli mettevano voglia di ridere come se lo stessero solleticando con una piuma.
“Questa è la musica” spiegò la stella, tramutandosi in una bellissima fata dai capelli più splendenti dell’oro.
“Come hai fatto?” domandò Righetto.
“Io non ho fatto nulla” rispose la fata. “E’ la musica che ti permette di vedere le cose per come sono realmente”.
“Bel trucchetto!” esclamò Rigo. “Ma non mi convincerai a liberare la musica: nonno Celso si arrabbierebbe troppo con me, per non parlare di quello che ci farebbe il marchese”.