Uno dei migliori testi della letteratura fantastico-utopistica a lungo sottovalutato, anche a causa della vicinanza dell’autore a Oscar Wilde, suo celebre mentore e probabile amante. Il protagonista del romanzo, ispirato a un personaggio realmente esistito, l’esploratore Mungo Park, si ritrova in una dimensione parallela a quella terrestre, nella quale la realtà assume toni angosciosamente surreali. Un mondo curiosamente rovesciato che, in un’epoca dominata dal colonialismo europeo, vede i neri come la “razza” dominante, mentre i bianchi sono relegati come schiavi nel sottosuolo. Ciò che sconcerta nel testo sono le invenzioni futuristiche che caratterizzano l’isola di “Ia”, e dove fa la sua apparizione un tipo di tecnologia completamente sconosciuta per l’epoca a cominciare dal “videofono”, una specie di antenato della televisione. In tutta l’opera aleggia una sorta di sensualità morbosa di carattere omosessuale, che fa di questo strano prete una figura alquanto singolare, e del romanzo un’opera assolutamente unica nel suo genere.
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