Sono le storie di quattro assi della Regia Aeronautica italiana. Quattro eroi dell’Arma Azzurra, di cui quest’ultima può, a buon motivo, menar vanto e giustamente andare orgogliosa, additandone l’esempio ai suoi giovani neofiti. Insomma storie di Ali Tricolori entrate nella leggenda. Tre di loro, caduti sul campo dell’onore e insigniti, alla memoria, di medaglia d’oro al valor militare; il quarto, un aviere scelto armiere, quindi un “non pilota”, dunque un asso “speciale” che ha però all’attivo ben 9 abbattimenti di velivoli avversari e che alla medaglia d’oro preferisce la promozione, sul campo, ad Aiutante di Battaglia.
È la storia del capitano pilota Victor Hugo Girolami di Roma caduto, a 30 anni, nei cieli della Marmarica e che lascia un ultimo scritto di sprone al combattimento per quelli che restano: “Italiani, segnatevi con il sangue dei Martiri che caddero nel nome della Patria, ricordateli ai vostri figli perché li vendichino, amateli perché solo in Loro sta la certezza della Vittoria”. La storia del tenente colonnello pilota Carlo Romagnoli di Napoli, che ha scelto il “vivere pericolosamente” e che le guerre italiane del Novecento se le era fatte tutte, ma proprio tutte: riconquista della Cirenaica, Africa Orientale, Spagna, seconda guerra mondiale con il Nord-Africa e infine i raids su Malta, dove trova poi gloriosa morte a 36 anni.
È la storia di un’ala tricolore nei cieli di Russia, il capitano pilota Giorgio Iannicelli di Roma, che muore a 29 anni nel cielo di Balka Tolstaje da prode qual era sempre stato, tanto da meritare, oltre alla medaglia d’oro al valore, di essere citato dal generale Messe, comandante in capo del C.S.I.R. in terra di Russia, in un apposito ordine del giorno con queste parole: “Con vivo cordoglio apprendo che oggi in combattimento aereo generosamente ingaggiato contro un nemico numericamente assai superiore per proteggere le nostre fanterie, è caduto il capitano Iannicelli Giorgio, comandante del nostro Gruppo Caccia. Con Lui il C.S.I.R. perde uno dei più superbi cavalieri dell’aria e l’Aviazione italiana un gregario prode e generoso”.
Ed infine la storia di uno strano asso “non pilota”, quella del mitragliere alato, l’aviere armiere Pietro Bonannini dalla mira infallibile. Vero e proprio terrore della RAF nei cieli del Mediterraneo. Quei cieli che rimandavano e amplificavano gli echi del suo grido di battaglia in dialetto sardo, quando principiava a sparare con la sua micidiale Breda-SAFAT: “Coraghju Terranoa, dalli a su furisteri”.
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