L’allegoria, si sa, è quella figura retorica per cui in letteratura qualcosa di astratto viene espresso attraverso un’immagine concreta per mezzo della quale chi scrive esprime e chi legge ravvisa un significato riposto, diverso da quello letterale, un senso allusivo, ulteriore rispetto a quello che è il contenuto logico delle parole. Ecco la chiave per penetrare fino in fondo nel mondo e nelle intenzioni di questa nuova raccolta intitolata appunto Allegoria. E, dentro all’allegoria come strumento necessario a dare voce alla poesia, Sandra Evangelisti dichiara subito in partenza il suo riferimento privilegiato a Montale. Anche lei dice al suo lettore di “non chiedere la parola”, non “domandare” la “formula” che possa aprire nuovi mondi perché il poeta può solo dire “ciò che non siamo” e cercare una soluzione simbolica. Per farlo bisogna ridimensionare il cuore e la mente e decidere di affidarsi alla “pancia”, perché la parola “viene e va dispettosa” e “non segue regole, retorica e stilemi”, è “oggetto di passione”, qualcosa insomma che emerge dal profondo e che sfugge all’ intelligenza perché la travalica.