Il libro
“Anarchy Evolution” affronta il rapporto tra religione e scienza, sviluppando elementi per un dibattito sociale che coinvolge vasti strati della popolazione e che ha particolare rilevanza negli ambienti della musica, in particolare trova espressione nel mondo del Punk.
The book
"Anarchy Evolution" addresses the relationship between religion and science, developing elements for a social debate that involves vast strata of the population and which has particular relevance in music circles, in particular finds expression in the world of Punk.
Gli autori
Greg Graffin è docente in Paleontologia all’Università dell’UCLA e membro fondatore del gruppo musicale Bad Religion. Steve Olson (di cui “Mapping Human History” è stato finalista del National Book Award), è scrittore e divulgatore scientifico.
The authors
Greg Graffin is a Paleontology professor at UCLA University and a founding member of the music groupthe Bad Religion. Steve Olson (of whom "Mapping Human History" was a finalist in the National Book Award), is a writer and scientific writer.
La critica
"Unisci un uomo che rifiuta l'autorità e la religione (e guida una band punk) ad uno che si chiede se i vertebrati sono nati nei fiumi o nell'oceano ed è affascinato dall'evoluzione, ottieni Greg Graffin e questo libro straordinario e affascinante. "(Jared Diamond - premio Pulitzer)
"Una visione del mondo espressa in modo eloquente." (Chicago Tribune)
"Graffin spiega come la teoria dell’evoluzione può diventare una guida per la vita." (Scientific American)
"Graffin esprime una filosofia personale che celebra il potere della natura." (Nature)
"Anarchy Evolution si propone di tracciare connessioni tra l'evoluzione, il pensiero naturalista e il punk” (LA Weekly)
"Un libro necessario sia che tu sia un credente, un ateo, un agnostico." (Pop Matters)
Primo capitolo
CAPITOLO 1
IL CONFLITTO CON L’AUTORITÀ
Sire, non ho bisogno di quell’ipotesi.
—Pierre-Simon Laplace
Per punirmi per il mio disprezzo dell’autorità il destino ha fatto
di me un’autorità.
—Albert Einstein
Ho sempre avuto dei conflitti con l’autorità. Quando frequentavo la terza
elementare nella scuola Lake Bluff, appena fuori Milwaukee, la mia maestra,
Wanda Rood, sapeva quanto odiassi essere chiamato con il mio nome completo,
Gregory. Per la mia famiglia e per i miei amici ero sempre stato Greg e
mi infuriavo ogni volta che la maestra mi chiamava Gregory per umiliarmi o
intimidirmi. Alla fine, un giorno in cui stavo chiacchierando troppo con i miei
amici, la maestra mi chiese «Gregory, devi dire qualcosa che potrebbe interessare
a tutti?»
«Non chiamarmi Gregory, Wanda» risposi.
Quando mia madre seppe quello che avevo fatto si mise a ridere e disse «la
sua lingua gli creerà molti problemi!». E me ne ha creati, soprattutto dopo che
tornò dal colloquio con il preside. Ma quando eravamo piccoli, mia madre non
rimproverava molto me e mio fratello se ci comportavamo in maniera ribelle.
Forse credeva che, reprimendo tutti i nostri difetti, avrebbe represso anche
tutte le nostre buone qualità. Siamo bombardati ogni giorno da persone che
ci dicono cosa dovremmo fare e come dovremmo pensare. I politici tentano
di convincerci che dovremmo affidarci a loro, perché hanno tutte le soluzioni
ai problemi del mondo. I pastori, i preti e gli imam affermano che dovremmo
vivere secondo delle leggi antiche, oppure ne pagheremo le conseguenze
nell’aldilà. Siamo sempre esposti a messaggi più o meno subliminali su come
dovremmo comportarci. Li troviamo nelle pubblicità, nei film, alla radio, in
televisione e nei talk-show. Addirittura nella musica e nei libri.
Ciò che è più preoccupante è che, spesso, questi modelli di comportamento
sono intolleranti. Durante tutta la vita mi sono dovuto scontrare con l’atteggiamento
dogmatico e fondamentalista delle autorità. Magari sono io che provo
un disgusto congenito per l’autorità, ma sento di essere cresciuto circondato
dal fondamentalismo e che oggi esso sembra essere addirittura più forte. La
mia famiglia è sempre stata evangelica, ma almeno i miei parenti più anziani
hanno sempre rispettato il diritto degli altri di poter pensare liberamente.
Oggi, invece, non c’è una volta che apra un giornale senza leggere di qualche
fanatico religioso che ha azionato una cintura esplosiva attaccata al proprio
corpo o di aggressioni talvolta mortali ai medici che praticano l’aborto. I
partiti politici chiedono ai loro membri delle prove per assicurarsi che non si
allontanino troppo dai loro slogan sempre più faziosi. Anche nei settori in cui
ho deciso di trascorrere la maggior parte della mia vita, la musica e la scienza,
ho incontrato delle autorità che a priori non si allontanano da dogmi ormai
logori e dalle aspettative dominanti3