Questo libro è stato un lungo viaggio che ho fatto assieme a Bruno e all’Antonietta, i miei genitori. Erano di fianco a me e sorridevamo insieme quando c’era una storia da ridere e mi commuovevo assieme a loro quando c’erano righe tristi.
Ho iniziato a scriverlo che uno se n’era già andato e l’altro si apprestava a seguirlo. Erano tanti ricordi che loro raccontavano a volte con nostalgia, ma sempre con piacere. A me piaceva ascoltare, in particolare il papà che aveva del narratore antico… un cantastorie da strada o da stalle nelle notti d’inverno. Ho pensato che, forse, anche a qualcun altro sarebbero piaciute queste storie di un tempo passato.
Poche case, una chiesa, una torre: piccole vestigia di un universo di storie, parole, persone che come luci hanno tracciato la via e popolano ancora le verdi colline di Torre Maina con la consistenza del ricordo. In questi racconti, semplici e autentici, rivive un mondo contadino dagli affetti intensi e dai costumi frugali, genuino nel riso come nel pianto, rispettoso della natura e delle sue leggi eterne, permeato di una religiosità profonda e confidente. Rivive la storia degli avi, delle due ultime guerre mondiali, delle grandi avventure che hanno travolto anche la povera gente. Nel senso del tempo che scorre, e che inesorabilmente trascina con sé cose e persone, si eleva nitido un senso di permanenza: l’anima di un luogo, che continua a fiorire e ad arricchirsi di nuove storie.