Un romanzo che conduce nei ricordi a doppio taglio. Alleva il passato ed il futuro, estrae dalle profondità del lettore un incesto d’amore, di terra e di tempo. Angela. In lei non vi si entra che di sbieco, per mezzo di formule antiche, di ampi ricordi che sanno di acqua grassa e di odore di bestie ferite, di occhi lucidi e di preghiere che "ammassano" miracoli. Angela. Onda in transito nei primi anni del Novecento, spinta dal coraggio e dalla determinazione. Angela, che non ha paura di anticipare gli eventi e annunciarli nei fogli bianchi della vita. Angela. Le porte spalancate, per fare entrare il giorno, la notte, la fatica, il vento, le lacrime, il sorriso... ed il cielo traboccante di stelle.
Primo capitoloIl volto era cereo. Dagli occhi chiusi, corrugati in una smorfia di dolore, trapelava tutta la sua sofferenza. Annaspava, attaccata a tubi e tubicini, mentre nella giugulare, gocciolavano alimentazione e morfina. Il suo capo, ormai scarno, era come quello di un uccellino spelacchiato, al quale avevano tarpato le ali. Se ne stava andando una donna coraggiosa, fiera, ribelle, testarda e indomita. Così come la vita non era stata clemente, la morte non le stava rendendo giustizia. La setticemia è una fine atroce, una spasmodica tortura. Due anni prima ebbe la frattura del femore, e si ostinò a non voler camminare più. Sulla sedia a rotelle, accudita dalla figlia, sopraggiunse la demenza senile. Piaghe inevitabili da decubito e varici alle caviglie fecero il resto. Fu così che, passeggiando ansiosamente tra la camera e il ballatoio dell’ospedale, in quel lontano luglio afoso e saturo d’umidità, raccolsi l’ultimo respiro di mia nonna. In quel preciso istante scarrellarono nella mia mente racconti di una vita vissuta e costellata di amarezze, illusioni, amore donato e proverbi grondanti di saggezza, profusi in ogni occasione, sempre con schietta ironia. Uno in special modo, che soleva ripetermi spesso per confortarmi, fece capolino nell’immediato e fu come risentire la sua voce argentina. “Non piangere mai per chi non merita le tue lacrime, se proprio devi, fallo quando morirò”. Le piansi tutte, perché tutte se le meritava. Quello di cui ero ancora ignara era che avrei sentito la sua presenza costantemente nella mia vita. Calda, come uno scialle di lana. Ritemprante come il fuoco del suo camino. Profumata di storie, borotalco e lavanda Coldinava.