Franco Mari
Anopheles

Anopheles
Prezzo Fiera 18,00
Prezzo fiera 18,00
L’omicidio di uno strano personaggio a Ferrara porta alla scoperta di scenari insospettabili e scatena una serie di conseguenze imprevedibili. L’indagine del commissario Antonietta Claysset e dell’ispettore Alfio Felisi si svolge all’interno di una vicenda composita in cui trovano posto misteriosi personaggi e antiche storie personali. Quando la soluzione del caso appare lontana e inarrivabile, una felice intuizione consente di trovare risposta ai numerosi interrogativi sino alla positiva conclusione del caso.
L’AUTORE
Franco Mari è nato a Portomaggiore nel 1956 e vive a Ferrara dove esercita la professione di medico chirurgo. Ha pubblicato: Il tesoro di San Leo (2011) ArtStudio, La Gilda (2012) Edito da Este Edition (Premio speciale Barbujani al Concorso Letterario Internazionale La locanda del Doge), L’amante del governatore (2012) Este Edition, Il Marrano (2013) Este Edition, Il dito di Dio (1014) Este Edition, Sala d’attesa, Racconti (2015) Este Edition, Il caso Pungilupo (2016) Este Edition, La vammana (2017) Este Edition, Dietro le Tamerici (2017) Este Edition, Il cavaliere (2018) Este Edition.
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Primo capitolo
L’agente Santacroce stava aggrappato al volante con il collo proteso in avanti allo scopo di identificare, nonostante la scarsa visibilità concessa dalla pioggia, il numero civico delle abitazioni. Seduto al suo fianco, c’era il commissario Claysset, che lamentava una fitta alla schiena sin dal giorno prima.
“Il tempo sta cambiando, mi sembra” aveva detto. E non si era sbagliata.
Dopo un’ora di viaggio, al momento di scendere, aveva sentito rinfrancarsi quel dolore alla gamba di cui credeva di essersi liberata due anni prima e che le aveva dato tante preoccupazioni. Prima di arrendersi a considerarla una comune sciatica, il suo medico l’aveva tormentata prescrivendole un’infinità di esami – sospettando qualche complicanza a distanza di tempo dal suo vecchio problema alla mammella – per poi compiacersi di una diagnosi a lieto fine: nessuna metastasi ossea ma una comune ernia discale espulsa L3-L4. «Vedi, Antonietta, una volta le ernie si operavano. Oggi riteniamo invece che, con un po’ di pazienza e un po’ di fortuna, possano rientrare nella loro sede naturale. Ed è quasi sempre così, con il tempo tendono a seccarsi». Ma non le aveva detto che le ernie potevano sempre uscire di nuovo. E pareva proprio che in quei giorni umidi e piovosi fosse successo questo.
Quando l’automobile si fermò davanti alla villetta di testa con il numero civico 86, la pioggia cadeva così fitta che si potevano intravedere le case sul bordo della strada solo nell’intermezzo di pochi secondi fra una passata e l’altra sul parabrezza del tergicristallo temporizzato.
«Allora, Alfio, siamo d’accordo. Vado io. Tu fra sei mesi vai in pensione e non sei più adatto per certe cose. E poi non puoi rischiare proprio adesso che ti aspetta il tuo sospirato TFR! E, cosa non indifferente... sono una donna... e di una donna si è sempre pronti a diffidare di meno.»
«Mai dubitato.»
«Bene. Allora, come abbiamo programmato, mi presento sulla porta con una raccomandata da far firmare e mi faccio aprire. Tu e Gaetani andate sul retro della casa e Santacroce rimane in macchina sul piazzale davanti.»
Prima che il commissario scendesse, l’ispettore capo Felisi le mise una mano sulla spalla e le disse: «Antonietta, tanto per stare un po’ più tranquilli, questa volta fammi contento: non fare come al solito di testa tua. Per favore, metti il colpo in canna e togli la sicura. Infilati la pistola pronta in cintura. Lascia stare le regole di ingaggio e i nostri regolamenti. Da quando il mondo è mondo, la pratica la mette sempre nel culo alla teoria. Non si sa mai... lo sai che quella è gente senza scrupoli».
Felisi sapeva che con una pistola armata in cintura si prova meno paura e se ne mette di più agli altri. Il frettoloso gesto di assenso con cui il commissario corrispose alla sua raccomandazione non riuscì comunque a tranquillizzarlo. Dopo aver fatto quanto le era stato consigliato, il commissario Claysset uscì dall’automobile con la casacca giallo-fosforescente delle Poste Italiane, si tirò il cappuccio in testa e, nonostante il dolore alla schiena e la lieve zoppia, si avvicinò al complesso residenziale dalla parte opposta della strada.
Era uno di quei posti con le villette a schiera, tutte uguali, appaiate sul fronte stradale. Il giardino davanti, il vialetto per l’auto su un lato e, d’inverno, i pupazzi di neve con due pezzi di carbone come occhi e la carota al posto del naso.
Il commissario attraversò il cortile antistante la villetta di testa, suonò il campanello e, dopo pochi secondi, si ritrovò sull’uscio un bell’uomo di circa 40 anni con capelli rasati e con la barba di qualche giorno. Era abbronzato e aveva addosso una canottiera che mostrava due spalle da attore piene di variopinti tatuaggi. Prima ancora che lui aprisse bocca, la finta postina chiese: «Il signor Predel?».
«Sì!» disse l’uomo sulla porta aggrottando la fronte per la curiosità.
«Ho una raccomandata qui per lei. Dove posso appoggiarmi per farle firmare la ricevuta?»
Quello rimase un po’ sconcertato perché il suo indirizzo ufficiale era un altro e di questa nuova residenza non aveva detto niente a nessuno. Guardò in giro e, dopo un po’, decise di farla entrare. «In fondo a sinistra c’è un tavolo» disse l’uomo invitandola a entrare e restando di fianco alla porta aperta.
La finta postina s’incamminò lungo il breve corridoio e avvertì la porta chiudersi dietro di lei. Dopo pochi passi, si sentì improvvisamente cingere il collo da un braccio. «Lucian! Lucian, svegliati! Svegliati!» urlava l’uomo senza mollare la presa.
Il commissario si sentiva strozzare e cercò inutilmente di divincolarsi, scalciando contro i muri. Incapace di urlare per chiamare aiuto, decise come prima cosa di lasciar andare a terra la corrispondenza e il ricevutario postale.
In un attimo, in fondo al corridoio, apparve un altro uomo più basso del primo e tarchiato, sui 30 anni, con pantaloncini e maglietta, armato di un coltello.
Il commissario con un colpo di reni inarcò la schiena e, puntellandosi proprio contro l’aggressore alle sue spalle, gli diede un calcio sul petto allontanandolo da sé e facendolo ruzzolare a terra in fondo al corridoio. Si sentì allora strattonare a destra e sinistra come se volessero svitare la testa dal collo. Estrasse la sua Beretta dalla cintola e, dopo essere riuscita a individuare con la coda dell’occhio il piede sinistro del suo aggressore, fece fuoco.
Avvertì una vibrazione che dalla mano si espanse lungo il braccio. L’energumeno alle sue spalle emise grida di dolore e mollò immediatamente la presa. Ma il commissario, nonostante il dolore al collo e la vista offuscata, non ebbe il tempo di riprendersi o di pensare al da farsi perché l’altro, rialzatosi dal pavimento, si avvicinò nuovamente minaccioso, impugnando il coltello. Non ebbe la possibilità di allertarlo dicendogli “Fermo o sparo!”, perché quello le era già quasi addosso. Evenienze di quel tipo non erano menzionate nel “Manuale delle giovani marmotte”.
Fu istintivo per lei esplodergli contro due colpi in rapida successione centrandolo nel mezzo del petto. Quello barcollò un attimo, guardando con espressione attonita la chiazza rossa che s’ingrandiva sulla maglietta. Poi, stramazzò al suolo.
Allora l’Ispettore capo Felisi e l’agente Gaetani, allarmati dal rumore degli spari, entrarono nella casa correndo con le armi spianate.
La trovarono ansimante, piegata in due, appoggiata al muro del corridoio.
«Antonietta, sei ferita? Stai bene?»
«No, non sto bene» fece in tempo a dire prima di cominciare a vomitare.
«Qui c’è uno morto. Gli hanno sparato nel petto!» disse Gaetani a Felisi.
Il commissario aggiunse fra un conato e l’altro: «Ce n’è anche un altro. L’ho ferito al piede. Ma adesso non so dove sia. Chiamate rinforzi e fate circondare l’abitazione».

Specifiche

  • Pagine: 302
  • Anno Pubblicazione: 2021
  • Formato: 138 x 208
  • Isbn: 978-88-31354-67-7
  • Prezzo copertina: 18,00

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