Il Duomo di Modena e
l’Abbazia di Nonantola
ci parlano attraverso le loro figure.
Una lingua universale sempre viva
che questi agili volumi
vogliono rendere ancora più chiara
ed attuale per tutti.
Il fondatore dell’abbazia di Nonantola fu l’unico santo longobardo di stirpe nobile; nel corso della sua vita egli svolse ruoli diversi, visse esperienze di cui seppe fare tesoro e che furono preziose per la conduzione del suo cenobio. Nato da stirpe regale a Cividale del Friuli, la Forum Iulii famosa nel mondo romano perché sede di un importante mercato, divenne duca di questo strategico territorio e fidato collaboratore del re Astolfo, che aveva sposato sua sorella Giseltrude.
Come giunse dunque Anselmo a Nonantola, dove le prime quattro formelle dello stipite sinistro del portale della basilica sono a lui dedicate?
Al ducato del Friuli egli rinunciò per divenire monaco benedettino, e in questa veste fondò un monastero e un ospitale a Fanano; esigenze di carattere strategico però indussero re Astolfo a donare al cognato le terre di Nonantola, poste sul confine con l’esarcato bizantino. Ecco perciò che nel 752 Anselmo con suoi monaci si trasferì in locum nonantule, nella vasta pianura, occupata in gran parte da folte boscaglie e paludi. Qui egli diede vita ad una abbazia monastica, che divenne in breve tempo rinomata e fiorente e che fu all’origine della trasformazione di plaghe incolte in terre coltivate.