Le Apes urbanae sono tutti coloro che hanno contribuito alla formazione di quell’articolato fenomeno della cultura europea noto come la Roma barocca, ovvero i mecenati, per lo più di ambito ecclesiastico, gli eruditi di origine italiana e straniera e gli artisti che rispecchiano la medesima provenienza internazionale. Questa cultura romana del Seicento, sempre raffinata e in apparenza omogenea per chi oggi la guarda in retrospettiva, lascia in realtà intravedere in controluce, se analizzata al microscopio, numerose tensioni e molteplici fratture: tensioni tra umanisti e apologeti religiosi, tra cattolici romani, greci ortodossi e gallicani, tra italiani e stranieri, tra artisti spiritosi e un pubblico poco preparato o semplicemente tra carrieristi di ogni genere in concorrenza tra di loro.
Trattando di alcuni dei personaggi più famosi dell’epoca, tra i quali Francesco Barberini, Cassiano dal Pozzo, Niccolò Alemanni, Leone Allacci, Jean Morin, Antonio Bosio, Gian Lorenzo Bernini, Nicolas Poussin, Jean Mabillon e Francesco Bianchini, sono proprio tali contrasti che il presente libro vuole tratteggiare.