“In situ, cioè “nel luogo stesso, sul posto”. La suadente locuzione latina scelta come filo conduttore di questo monografico ci ricorda un principio base dell’architettura del paesaggio e del giardino: conoscenza e interpretazione attenta dei caratteri di un luogo costituiscono indispensabili azioni nutritive per prefigurarne la trasformazione. Per più di una ragione. Dieter Kienast, ad esempio, scriveva al settimo punto del suo noto decalogo: “la relazione con il luogo è un concetto che – sebbene assai inflazionato – rimane irrinunciabile per il nostro lavoro, perché a esso spetta di impedire l’arbitrarietà e l’intercambiabilità delle soluzioni, e perché permette di affrontare il progetto in maniera specifica piuttosto che generica. Leggiamo e analizziamo un luogo e il suo assetto dal punto di vista culturale, ecologico e sociale, con l’obiettivo di sviluppare un’idea che metta alla prova vitalità e sostenibilità delle condizioni esistenti, adottandole senza riserve, rimodellandole, reinterpretandole o addirittura ignorandole”. Gli esercizi di lettura in situ attivano lo sguardo critico e sviluppano l’immaginazione, allenando all’approccio sistemico, dato che “un sito è composto da molti elementi – sopra, sotto e nel suolo – e questi elementi sono tra loro correlati”. Lo precisavano Kevin Lynch e Gary Hack, rammentando così al progettista che sì, un luogo “è un ambito spaziale idealmente o materialmente determinato”, ma va comunque interpretato come insieme complesso di rapporti tra fattori differenti, visibili e invisibili, naturali e culturali”.
Anna Lambertini, Direttore responsabile e scientifico della rivista