E poi ricordo, quello stesso anno, il 1971, Luigi Tenco al Café de Flore.
Una canzone straziante.
“E lontano, lontano nel tempo
Qualche cosa negli occhi di un altro
Ti farà ripensare ai miei occhi
i miei occhi che t’amavano tanto.”
Luigi Tenco non mi dava pace, prima, dopo e durante la seduta.
Il Café de Flore, come già il Café Museum per Elias Canetti a Vienna e il Caffè Greco per Roma, è luogo di incontri. Più o meno profondi, ma tutti meritevoli di almeno un pensiero seppur fuggevole, di un ricordo gentile.
Un florilegio d’incontri: Jacques Lacan, ma anche Michelangelo Antonioni e Federico Fellini, Giorgio Agamben, Jean Oury e Felix Guattari, Laura Betti, Alberto Moravia, Mariangela Melato, François Tosquelles e Jacques Schotte, Gilles Deleuze, Gisela Pankow, Alain Cuny, Salomon Resnik, Jean-Bertrand Pontalis e Leopold Szondi, Bernardo Bertolucci, Andrej Tarkovskij, Maria e Manlio Amati, Tonino Guerra, Florence Delay, Federico Fellini, Gianfranco Angelucci, Giulio Einaudi, Oscar Piattella, Augusto Zucchi, Luca Cesari e Fabio Scotto. Piccoli camei. Amarcord.