Una scoperta da fare. "Con le tasche piene di felicità" insegna l’utilità dell’Amore, il delirio gioioso delle commistioni e delle composizioni della gioia di vivere, la scoperta della felicità anche in emisferi oscuri, la forza di rinascere dagli abissi che non trovano risposte. Un percorso, un approdo; la luce dell’alba ed il paesaggio puro di un’anima che incanta. L’ebbrezza della voglia di vivere
Primo capitoloDa quando sono nato convivo insieme alla mia patologia, essa mi impedisce di poter camminare ma nonostante tutto amo la vita così tanto da non volerla sprecare. È stato difficile accettare il fatto che non avrei mai potuto affondare i piedi in un prato verde oppure correre insieme ai miei compagni. Ho vissuto momenti bui nei quali gli interrogativi erano molti e le certezze solo una lontana utopia. Ricordo i pianti sotto le coperte e le notti passate seduto sul letto con le mani fra i capelli. Mi sentivo abbandonato da Dio, credevo che mi avesse punito. Con il passar del tempo capii che mi era stata affidata una missione, quella di far comprendere alle persone quanto la vita fosse preziosa. Ho 17 anni ed io e la mia patologia siamo diventati addirittura amici. Lei mi ha dato la possibilità di sfidare i miei limiti e di accrescere la fiducia in me stesso. Quando 11 la mattina apro gli occhi e percepisco il calore del sole che penetra dalla finestra, sono felice e pieno di energia. I miei genitori mi hanno sempre insegnato ad essere un guerriero ma allo stesso tempo a sorridere. Gli ostacoli fanno parte dell’esistenza, sarebbe tutto così monotono e piatto senza. Quasi sempre abbiamo paura di non riuscire a raggiungere i traguardi che tanto sogniamo. Il mio cuore è una miscela esplosiva di emozioni che cercano di prevalere sulla razionalità. Ancora oggi faccio fatica a rinunciare alla mia più grande passione…. il calcio, ogni volta che osservo un campo con quelle sue linee in gesso, dico a me stesso: “Gerardo, non è possibile che non puoi indossare gli scarpini e la maglia della tua squadra preferita per correre su e giù in quel rettangolo verde che per te è molto di più”. Contemporaneamente a questi pensieri, i miei polmoni si dilatano e inspirano tutti gli odori. Mi basta questo per continuare ad alimentare la mia passione, non mi importa il resto. A volte i sogni non sono fatti per essere realizzati, ma semplicemente per essere immaginati. Con l’immaginazione ho potuto viaggiare in altri mondi, correre e volare, sentendo l’aria che passava fra i capelli. In questo modo anche la mia patologia ha iniziato a togliersi i vestiti inzuppati di tristezza e a indossare quelli pieni di felicità. Vi presento la seconda compagna di viaggio: la mia inseparabile sedia a rotelle. È un po’ matta, non riesce proprio ad ascoltarmi, mi porta sempre in posti avventurosi, discese, strade sterrate, prati. Sa sempre come farmi divertire. In tutte le situazioni c’è qualcosa di positivo, sta a noi spostare le cose brutte che la coprono, afferrarla e stringerla forte senza lasciarla più scappare. Spesso perdiamo l’occasione d’esser felici perché non siamo pronti a salire su quel treno che ci cambierebbe la vita. Restiamo nella nostra “tana sicura” pur sapendo che non è più il posto adatto a noi. Abbiamo sempre più timore di non trovar nessuno che ci appoggi e incoraggi. In fin dei conti è questo il grande problema, l’approvazione di qualcuno che ci rassicuri e ci aiuti ad immergerci in una nuova realtà. Siamo diventati così dipendenti l’uno dall’altro che non riusciamo più ad avere un’idea personale, intima, che nessuno conosce. Ci sono momenti nei quali ci fermiamo in mezzo alla stanza, prendiamo una sedia, ci accomodiamo e rivolgiamo questa domanda a noi stessi: “Questo progresso all’interno della società, si sta gestendo nel migliore dei modi? Oppure stiamo perdendo il controllo della situazione?”. È una domanda a cui tutti abbiamo risposto allo stesso modo: “Si, la situazione ci sta sfuggendo dalle mani, ma purtroppo io non posso farci nulla”. Ecco, è qui che tutti sbagliamo. Ogni abitante di questo pianeta può fare qualcosa per migliorarlo, anche se è solo un misero puntino in un universo sconfinato. Iniziamo a credere in ciò che vogliamo, senza porci limiti. Tutto è destinato a cambiare perché il mondo è fatto per rinnovarsi. Ci sono state guerre, genocidi, invenzioni e moltissimi altri eventi che noi collochiamo nel passato, lontani dal nostro tempo e pensiero. Nonostante la lontananza, possiamo però imparare a non rifare gli errori già commessi. Dobbiamo sempre ricordare da dove siamo partiti per avere una vita appagante e piena. Alcune persone affermano che “si sono fatte da sé”, questo non può essere proprio possibile perché ognuno di noi prende esempio da una “persona-modello”. La “persona-modello” ispira il nostro modo di vivere e di rapportarci agli altri, ci ispira a “fare la differenza”. Al giorno d’oggi ci sono idoli mediatici proclamati dai così detti “like”, essi hanno il potere di creare tendenze sia commerciali che di pensiero. Un tempo non funzionava così, ma esisteva il confronto fra persone che avevano idee e opinioni diverse così da avere una visione più completa della vita ed essere più disposti a mettersi in gioco. Noi ragazzi siamo molto insicuri e destabilizzati, questo ci porta a nasconderci dietro le maschere dell’arroganza e freddezza d’animo. Insomma, è come se fossero delle protezioni. Per fortuna c’è anche una controparte che non si lascia abbindolare da questa valanga distruttiva anzi usa i nuovi mezzi in modo moderato e costruttivo. Tutte le novità all’inizio sono incontrollate ma con il passare degli anni tutto si ridimenziona, perché si sono comprese le controindicazioni. Vivere non è un compito facile, bisogna sempre avere la consapevolezza di sé e di quello che ci circonda, per scegliere se essere leoni o prede. Nessuno di questi due animali è perdente, semplicemente seguono la loro natura. Svilupperanno sempre più la tecnica e l’astuzia per sopravvivere. Senza rendercene conto anche noi cerchiamo di farci spazio nella società affinando queste qualità. Quando ero bambino credevo che avrei vissuto tutti i giorni della mia vita da preda indifesa poi, crescendo, una voce dentro di me diceva che quello non poteva essere il mio ruolo se volevo rispetto e aiuto. La sera, passeggiando per il mio piccolo paese, incontro persone che corrono verso di me per salutarmi e abbracciarmi, è una sensazione bellissima, in quei pochi secondi percepisco tutto l’affetto dei miei amici. Per esprimerci quasi sempre usiamo le parole ma i gesti sono più efficaci per l’anima di chi li riceve. Mi è capitato a volte di pensare che era meglio gettare la spugna, in quei momenti sono andato accanto ai miei genitori e mi sono fatto abbracciare il più forte possibile. Nel nostro immaginario le piccolezze hanno poca importanza perché, appunto, il loro volume all’ interno dei cassetti emozionali è minimo, però nel cuore funziona al contrario, ciò che è piccolo è grande e ciò che è grande è piccolo. Se seguiamo e crediamo in questa teoria, i cassetti contenenti il dolore diventeranno insignificanti e facili da dimenticare. Non ho mai compreso le persone che hanno come unico scopo quello di annientare l’autostima altrui solo per divertirsi e veder soffrire l’altro; è un atteggiamento vigliacco, poco umano. Nessuna persona dovrebbe prevalere sull’altra perché la vita è una ruota che gira continuamente e non sempre capita d‘avere il coltello dalla parte del manico. A differenza del male, il bene non fa rumore ma è quello che permette alla razza umana di esistere ancora. Ho incontrato tantissime persone in questi anni, che mi hanno trasmesso tanti insegnamenti e prospettive solo con un singolo gesto o espressione, porto i loro volti impressi nella mente, come se fossero marchiati a fuoco. Ecco, nonostante la sfortuna d’avere una patologia così invalidante, mi ritengo fortunato e ringrazio il caso d’avermi concesso la possibilità di vivere questa grandissima e bellissima avventura. Penso spesso al mio futuro, a quello che sarò, ma soprattutto alle persone che conoscerò. Diamo però tempo al tempo, ora c’è da vivere prima il presente, facendo più esperienze possibili, studiando e condividendo gli eventi con le persone che mi circondano.