Rosa Buono
Eccomi

Eccomi
Prezzo Fiera 15,00
Prezzo fiera 15,00 L'amore infinito

Si può sopravvivere alla perdita di un figlio? Al dolore senza possibilità di espressione? Si può continuare a vivere con quell'ossuto nodo alla gola, che ti fa ripetere incessantemente: e se... e se... e se! Rosa Buono è una madre che ha perso il proprio figlio, l'adorato Alex. E non c'è giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni attimo che lei non viva senza la mancanza del suo calore, della sua voce, dei suoi odori.

 

"E non sei! Ti cerco tra le magre stelle, respinta dagli occhi freddi del cielo. Senza suono, senza respiro, sopporto l'atroce vento diaccio, che soffia dalle profondità della Terra. Indignata dall'atroce destino, mi conduco verso le rive del silenzio e fisso l' immobilità serena: unico regalo nel regno del dove? In ginocchio, accanto al tuo odore, fisso il vuoto, sperando che un benevolo gesto ti riporti a me. Solo i ricordi m' impediscono di essere nuda innanzi allo strazio, mentre urlo la mia impotenza in faccia ai limiti degli uomini".

Primo capitolo

È arrivata la felicità

Il 14 agosto, giorno del tuo compleanno, in casa nostra, è stato sempre un giorno speciale; la casa piena di gente, amici e parenti insieme per festeggiarti. Coincideva quasi tutti gli anni con le vacanze dei parenti ”francesi” in Italia. Tornavano per il ferragosto, quindi tutti da noi per la grande festa. Ogni anno era un barbecue serale all’aperto, con tantissimi ospiti, magari grandi per te, tu eri ancora troppo piccolo. Ti è sempre dispiaciuto che il compleanno non potevi festeggiarlo come gli altri bambini durante l’anno scolastico, invitando amichetti della classe e magari qualche bambina che ti piaceva, invece no, eri nato d’agosto. Un leone. Ogni anno ci ripromettevamo di festeggiare a settembre, insieme alla tua classe, ma puntualmente ci rinunciavamo, ormai era passato e qualunque giorno scegliessimo non ci convinceva, ci sembrava fuori luogo. I parenti francesi, però, non mancavano mai. Mi torna in mente quella settimana di febbraio 2017, la tua vacanza in Francia; forse in quei giorni hai amato Parigi, complici anche le tue cugine… Ricordi? Ne parlavamo. Prima di partire per la settimana parigina, ti confidavo che per me era una città magica, una città in cui, appena si entra, respiri un’aria particolarmente emozionante, ti scuote l’anima... Tu mi ascoltavi scettico, mentre raccontavo, mi guardavi con l’aria sufficiente e il tuo solito sorriso ed il tuo sguardo mi prendevano in giro, senza parlare. Va bene, ci saresti andato per far piacere a papà, che ormai aveva acquistato i biglietti del volo, perché c’era Christian e perché avresti conosciuto le cugine francesi, più o meno tue coetanee. Non ti piaceva nemmeno la lingua francese e per il resto non ti “fregava” di niente. Così volevi far credere. Sei partito e ci sentivamo poco; Parigi ti aveva rapito? Ogni tanto mandavi qualche foto e qualche vocale in cui mi raccontavi cosa succedeva, quali bellezze artistiche stavate visitando, la sera in che locale stavate mangiando, ma solo se c’era la wifi, sennò consumavi i giga!!! Un giorno entrasti nello store Vans, il tuo brand preferito e avresti voluto comperare tutto ma avresti dovuto comperare anche un’altra valigia, intanto hai deciso per una maglia e un paio di scarpe e mi mandasti le foto per chiedere il mio parere con la domanda: “mamma le compro? Maglietta nera e bordeaux e scarpe bordeaux così faccio l’abbinamento, ti piacciono?”. Come negarti piccole gioie? ti bastava poco per essere felice. Tornasti indossando maglietta e scarpe. Bellissimo!. Come souvenir portasti una piccola tour Eiffel brunita per me; quella rossa, a portachiavi, era per tua sorella. Quando eri sotto la tour Eiffel mi mandavi vocali e messaggi nei quali argomentavi sul prezzo di quei souvenir e sui venditori ambulanti, extracomunitari, sulle loro condizioni sociali che, se per noi sono extracomunitari, per te erano fratelli, così li chiamavi: “frà”, che sta per fratello oppure amico nel linguaggio dei giovani. Tendevi loro una mano sempre. Dicevi che Parigi ti era piaciuta e che un pò avevo ragione. Wow! Non vedevo l’ora di tornarci insieme perché volevi rivedere le tue cugine: Lea e Laurana. Progettavamo la data, conversando via whatsapp in francese con loro e mi chiedevi aiuto a comporre e scrivere le frasi, di sera, insieme, nel letto traducevamo i tuoi pensieri. 

I ricordi si affollano

Già quando eri solo nei miei pensieri dispensavi benessere, bontà, fortuna, solarità, serenità e tanto altro. Tu c’eri… e le faccende della vita prendevano il verso giusto. Questo per me non era usuale, mi meravigliavo che la vita cominciasse a girare bene, che ciò che pensavo si avverasse, che ciò che desideravo accadesse. Non me lo spiegavo allora, credevo fosse arrivato anche per me il buon momento che la vita, prima o poi, riserva a tutti. In effetti, eri tu! Cominciavano ad arrivare telegrammi dai vari ospedali dove ero in graduatoria per gli avvisi pubblici a tempo determinato, per fortuna tutti vicino casa o al massimo in regioni limitrofe. La mia caparbietà iniziava ad essere premiata. Cominciavo a vincere concorsi per i quali, con fatica, negli anni precedenti avevo sostenuto esami e addirittura a potermi permettere il lusso di scegliere dove andare a lavorare. Rinunciai a Torino, le Molinette, vincitrice di concorso, troppo lontano per me, troppo nord; Sasha, la tua sorellina sarebbe stata troppo tempo sola, con papà, zie e nonni, ma senza di me. A chiunque raccontavo del rifiuto la replica secca era: “tu sei folle”. “Sì sono folle”, ma ribattevo: “uscirà altro, ho seminato così tanto che da qualche altra parte arriverà il lavoro sicuramente in una città più bella di Torino, almeno per me, e, soprattutto, più vicina alla famiglia”. Tu già seminavi la tua gioia per noi su questa terra. E così fu... Ancora non sapevo di te e a novembre ‘99 mi licenziai da Macerata. Troppo tempo distante da Sasha, la tua amata sorellina; un lavoro a tempo determinato, sei mesi, forse pure rinnovabili, i turni che mi portavano via da casa per tre giorni consecutivi facevano soffrire tutti. Non riuscivo più a partire la domenica e trascorrere il lungo viaggio al telefono con tua sorella a piangere, io di qua sul treno, e lei a casa: No! Non potevo più, la lontananza non era per noi. A dicembre, dopo un mese dal licenziamento scopro che saresti arrivato. La notizia rese felici tutti.

Specifiche

  • Pagine: 158
  • Anno Pubblicazione: 2019
  • Formato: 150*210
  • Isbn: 978-88-31243-03-2
  • Prezzo copertina: 15€

Seguici

ContaTti

Telefono 351 886 28 90

Edizioni del Loggione srl
Sede legale: Via Piave, 60 - 41121 - Modena - Italy
P.Iva e C.F.: 03675550366
Iscrizione Camera Commercio di Modena REA MO-408292


© ItaliaBookFestival è un marchio registrato Edizioni del Loggione srl