Corre l’anno del Signore 1390. Domenico Fiamma, giurista dell’Università bolognese, viene incaricato di scoprire la verità riguardo l’incendio che ha mandato in fumo un piccolo magazzino della Curia. Lo sostiene e lo guida la giovane figlia Lucia, i cui interessi in medicina e botanica poco si addicono alle convenzioni sociali che la vorrebbero attendere, silenziosa e pia, la proposta per un nuovo matrimonio.
Sono tempi pregni per Bologna, ricca e laboriosa fra opifici e canali navigabili, e costretta fra il potere di una Curia ancora forte e il desiderio di libertà comunale difficile da mantenere. Eppure, il suo popolo vive intensamente, lavora e prega, ma cerca spesso espedienti per sfuggire la miseria che la attanaglia insieme al gelo. I tetti rossi della città emergono a tratti dalla nebbia lasciando intravedere figure incappucciate che li percorrono in lungo e in largo. È lo scontro fra il vecchio e il nuovo, fra il pensiero dominante e la razionalità che proprio quel tempo osteggia, specialmente quando è una donna a impugnarla come un’arma.