Il Medioevo si apre su di un vivace confronto dialettico – nelle Università, nelle “scuole” laiche e religiose e negli ordini monastici – tra teologia e filosofia, e conseguentemente tra fede e ragione, dal quale le corporazioni muratorie non rimangono estranee, e anzi ne saturano il dibattito delle loro assemblee del dopo Mille.
In questo stesso periodo la Massoneria dell’Età di mezzo mette a fuoco concetti immortali e universali sulla sua natura e funzione. Ne escono precisi contorni del lavoro manuale, dell’arte muratoria, del mestiere, del simbolismo, del lessico del lavoro, del sapere artigianale. Di pari passo crescono di numero e si consolidano nelle loro originali forme associative le corporazioni e le logge; mentre evolvono i loro sistemi elettorali interni, i marchi, gli statuti, il segreto massonico. I Muratori assumono stabilmente il nome di Massoni: appaiono i Massoni accettati e le Associazioni obbedienti, e le loro Logge sono governate da elevati principi di carità, onorabilità, mutualità, solidarietà e unanimità nelle decisioni, mostrando già nella sostanza istituzionale un chiaro superamento della dicotomia operativa/speculativa.
Al contempo irrompono nel contesto massonico medievale, e lo condizionano, le correnti occulte della spiritualità, con il loro carico enigmatico, la forza dei loro valori etici, del loro potere culturale, religioso ed economico, la loro forte innovazione artistica, architettonica e costruttivistica, l’ingente ricchezza mobiliare e immobiliare, e in sovrappiù, la loro travolgente carica ereticale, che ha consentito alle eresie di arricchire il libero arbitrio degli uomini, e di tenere testa a lungo a una Chiesa alleata con il corrotto re di Francia Filippo il Bello..
La natura, l’amore verso Dio, se stessi e il prossimo, la luce, la verità, l’alchimia, la rivalutazione del sapere profano, vengono affrontati con maggior libertà di parola e di pensiero nel Quattrocento. Anche temi più profondi, come l’immortalità dell’anima, la concordia sociale, la centralità e la dignità dell’uomo nel Creato, trovano la loro esaltazione in questo stesso tempo, e in particolare in Pico della Mirandola. Come pure l’esoterismo e la simbologia, ricevono una particolare attenzione e considerazione, come mai in precedenza.
Ma la crescente condivisione, con la cultura del tempo, di prudenti criteri razionali conduce il pensiero libero muratorio a correre, ancora per poco, rigorosamente parallelo alla religione e al misticismo, accompagnandosi invece sempre di più allo sviluppo del diritto, della filosofia, della scienza e dello spirito laico. La ragione però fa ancora fatica ad emergere. La luce posta a rischiarare il tunnel della conoscenza è ancora solo quella della fede (e della intuizione, dono del divino), ma appare sempre più incline a divenire luce propria dell’uomo, luce dell’intelletto, facoltà mentale che consente di intendere, volere, pensare e giudicare in piena autonomia.
Insomma, pur restando a lungo ancora vivo nella Muratoria antica e medioevale, l’esclusivo concetto di una conoscenza soprarazionale, tipico di tutti credi religiosi, (che mai verrà meno anche nei tempi moderni), i Massoni appaiono già alla fine del Quattrocento «uomini in viaggio, e la loro stella polare è costituita dalla luce della ragione», che tuttavia non esclude né emargina la fede, ossia l’adesione a una verità rivelata o soprannaturale.