La perfezione, quale più subdola e falsa parola può far vacillare il credo più sentito, parola attorno alla quale uomini e donne
si sono uccisi e hanno ucciso tentando di raggiungerla in miti sfalsati dagli umani limiti.
Questa è la vita di Monica nato Fabio, il suo percorso di TRANSizione raccontato a due voci, la sua e quella del padre,
un cammino con un solo desiderio: raggiungere la "normalità".
Dio che casino!
Odio il suono della sveglia così, come quando rannicchiata sotto le coperte come uno scricciolo, la lasciavo suonare e risuonare mentre mamma urlava che mi dovevo alzare perché avrei fatto tardi a scuola e io stringevo le mani sulle orecchie sperando di riaddormentarmi e ricominciare a sognare.
La odiavo come la odio ora che non ci sono più le grida amorevoli di mia madre e il suo latte caldo ad attendermi in cucina.
L’alba, come ogni mattina, ha bussato alle finestre e i raggi del sole mi hanno dato il buon giorno accarezzandomi il viso. Ho provato un’immensa felicità perché oggi inizia il mio nuovo oggi.
Mi sono vestita il più velocemente possibile e, ora, sono in ritardo.
La casa in cui vivo, sola, questa mattina mi sembra diversa, anche gli odori, i raggi del sole che filtravano dalle tapparelle socchiuse, la campagna che davanti al terrazzo si stende sfiorata da un velo di bruma, il via vai delle auto, la vicina che gioca con il suo cane, tutto è diverso.
Cosa proverò al mio ritorno?
Mi fermo a guardarmi nello specchio della camera, i miei occhi dentro ai miei occhi, cosa proverò al mio ritorno?
Sotto la doccia ho ripercorso ogni lembo di pelle, ogni piega nuova del mio corpo soffermandomi su quelle antiche, non voglio dimenticare nulla, ogni sensazione, ogni brivido, ogni dolore dovrà rimanere impresso nella mia mente, domani avrò una nuova vita, nascerò dopo questa lenta gestazione dal mio stesso ventre, ma nulla di me, nel suo mutare, voglio vada perduto.
I miei capelli stanno lentamente crescendo, li sento ondeggiare bagnati sul mio collo, una sensazione per me nuova e l’emozione è talmente forte che non riesco a trattenere le lacrime.
Ora piango per un nonnulla, un tempo non era così!
Lascio la mia casa come anni fa feci con quella di mio padre ma con delle certezze che un tempo non avevo, chiudo la finestra della cucina e il buio che man mano inghiotte la luce non mi spaventa più. Uscirò dal portone di casa e sarà il sole ad accogliermi, non sarà più solo la notte a vedermi vivere.
Varcherò la soglia e camminerò verso la mia nuova vita.
Salgo in macchina, respiro piano, adoro il colore dello smalto che mi sono stesa sulle unghie, afferro il volante e sorrido, il sapore del lucidalabbra sa di ciliegia, è dolce e mi piace.
– Buongiorno ingegnere.
Il postino mi saluta con il suo solito sorriso meschino, il tipico sorriso di un uomo che si ferma alle apparenze, che giudica e condanna ma senza avere il coraggio di dirtelo in faccia perché ha paura delle risposte che potrebbero mettere in discussione il suo piccolo mondo fatto di certezze assolute e indiscutibili.
– Buongiorno, per cortesia nei prossimi giorni può lasciare la posta a casa dei miei genitori?
– Va a fare un viaggio di piacere?
E il suo sorriso è ancora più impertinente.
– Sì, il più importante della mia vita.
Non aggiungo altro, lo mando a quel paese in silenzio, come faccio ogni giorno per le battute che pur non udendo so che mi riserva con i vicini di casa e passo avanti, oltre quel piccolo mondo ipocrita che non mi appartiene.
Molta della mia posta andrà persa o smistata altrove, lo so già, ma ora non ho voglia di spiegare, parlare, discutere con questo piccolo uomo pieno di verità costruite sulle sue deficienze personali.
Gli faccio ciao ciao con la mano e il mio sorriso è più beffardo del suo e l’ondeggiare dei miei fianchi un invito a commentare.
La strada che dovrò percorrere la conosco perfettamente, negli ultimi tempi sono andata avanti e indietro tantissime volte per i controlli, le visite, le analisi, il viaggio l’ho sempre fatto accompagnata da mio padre che non mi ha mai lasciata sola.
Ora però ho bisogno di solitudine, voglio che ogni sensazione sia mia, non condizionata da nessun altro, solo io e il mio corpo.
Ingrano la marcia, apro il finestrino, inizia lo scorrere delle case e dei giardini così come i miei ricordi e i miei desideri per il futuro. Sarà un viaggio che mai potrò dimenticare.
L’unico vero viaggio della mia vita.