L'autore nel libro si sofferma sul soggiorno francese di Gabriele d'Annunzio (1910-1915) che avviene in un periodo culturale e artistico intenso, ricco di valori innovativi.
Attraverso un’attenta rilettura dei documenti critici dell’epoca analizza la ricca ed articolata risposta della critica francese contemporanea alla presenza e all’opera di d’Annunzio.
Man mano che giungono in Francia le opere di d'Annunzio, le brumose prevenzioni che si addensavano sul poeta abruzzese iniziano a diradarsi e inizia per lui un cursus honorum prestigioso. Il Gli interventi critici di Theodore de Wizewa ed Eugène de Vogué gli aprono i convegni e i salotti prestigiosi della capitale e la sua personalità conquista i "maitres à penser" dell'epoca che daranno il giusto rilievo alla personalità artistica e culturale del poeta e indicheranno come «un presagio certo del Rinascimento latino». Invitato prestigioso nei convegni culturali, o in casa di Jacques Rouché, proprietario della «Grande Revue» e direttore dell’Opéra de Paris, viene accolto da scrittori di elevata autorevolezza, dapprima con riserve malcelate, in seguito con segni di approvazione incondizionata.