H2O è una storia d’amore che si svolge in un paesino di provincia intorno a inattese e misteriose circostanze, dopo il viaggio di ritorno alle origini della protagonista femminile. Sfondo costante della storia è il mare, il cui legame con il protagonista maschile ne ha, indirettamente, condizionato le scelte.
Primo capitoloI
22 marzo 2019
Una brezza leggera soffiava tra le fronde degli alberi. Il cielo era terso, di un azzurro quasi accecante. Lasciando liberi i capelli di scompigliarsi, abbassai sul naso gli occhiali da sole, a protezione dalla luce e dagli sguardi che si posavano pietosi su di me. Nel silenzio del tiepido pomeriggio primaverile le foglie fremevano di un gemito spettrale, accompagnando inconsapevolmente i miei pensieri, stridenti come il rumore graffiante della cazzuola che spianava la malta fresca sui mattoni forati.
Elena era al mio fianco, con quell’innato istinto protettivo temprato da anni di esperienza materna, che tuttavia riservava con estrema naturalità anche alle sue più care amiche. E tra tutte, negli anni, io sono quella che ha conquistato il primo posto nel suo cuore. Non oso immaginare come avrei potuto reggere, senza il suo sostegno, al dolore che di colpo mi era piombato addosso.
Franco, Giovanni e Rosaria erano lì, solo un passo dietro di noi. I loro sospiri, interrotti dalle lacrime mal trattenute, facevano accelerare i miei battiti in modo incontrollato. Lo so, quel dolore aveva colpito anche loro, ma in quegli attimi, lo ammetto, egoisticamente in cuor mio reclamavo per me sola il diritto di piangere.
Qualche lacrima avrei potuto concederla soltanto ad Elena, a mio padre o a mia madre, per la legge di transitività che ci lega. Per il resto, quella sofferenza apparteneva soltanto a me, non potevo e non volevo dividerla con nessun altro.
Dall’alto del piccolo cimitero si intravedeva il mare. Mi faceva male scorgere quella distesa placida e luminosa che continuava a luccicare laggiù, indifferente alla mia sventura. Non mi infondeva più tranquillità e gioia la sua vista, mi ricordava, invece, quel che avevo ormai perso, il bene più grande e bello della mia vita. Ciò nonostante il mio sguardo, ben nascosto sotto le lenti scure, non poteva fare a meno di scivolare lungo i pendii verdeggianti che scendevano a valle fino al mare, per tornare a posarsi sul grigio ruvido del cemento, e poi ancora e ancora giù, a immaginare le onde spumose, in un vortice che mi faceva girare la testa e mi spezzava il fiato.
Lui lo amava così tanto che avrebbe voluto morire proprio lì, vicino al mare. Lo diceva sempre. E invece la sorte gli aveva riservato ben altra fine. Chi l’avrebbe mai detto, tutta la sua energia, la sua forza, la sua positività bruciate in un baleno. Un attimo, solo un attimo, un maledetto brevissimo attimo…
D’improvviso mi sentii mancare. Elena mi sorresse appena in tempo. Qualcuno mi offrì un po’ d’acqua. Per fortuna mi ripresi velocemente, prima che il brusio concitato dei convenuti mi stordisse del tutto. Sospirai, poi mi voltai, imponendomi di non cercare altre inutili distrazioni. Ormai era quasi tutto finito. Sul cemento fresco stavano incidendo la data: 21 marzo 2019.