I romani connotavano i confini estremi del loro impero in Africa in modo significativo: “hic sunt leones”, “da qui troverete i leoni”, ad indicare il rischio insito nel proseguire oltre in quelle terre selvagge. Ma un giorno di duemila anni fa uno scienziato ritenuto folle organizza una spedizione di galeotti ex-legionari sconfitti di Marco Antonio, destinati altresì ai remi delle galere, diretta a oltrepassare quei confini e a spingersi nel cuore del Sahara, convinto da certi suoi studi e testimonianze, che molto più a sud l’Africa ospiti territori rigogliosi e civiltà remote, in cui il progresso e la tecnica devono aver compiuto passi da gigante. Al comando di due giovani tribuni, Lucio Genesio e Caio Metello, un tempo nemici giurati, i quaranta “volontari”, a dorso dell’animale più testato del tempo, il cammello, pur tra enormi difficoltà, sfidando la sorte e il pericolo, giungono effettivamente a contatto con civiltà sconosciute e misteriose, abbarbicate su fortezze scavate nella roccia o dominanti su metropoli più vaste di Roma e in possesso di conoscenze scientifiche inusitate aldilà di ogni comprensione; scoprendo così alcuni popoli profondamente influenzati da misteriose quanto a volte letali credenze religiose, sui quali però, nonostante l’ostilità e il sospetto destati all’arrivo, riescono a imporre scelte e influenze determinanti, in talune situazioni drammatiche come la guerra o la diplomazia; mostrando le qualità proprie del guerriero romano, valore, abnegazione, dignità, tali da cambiare il destino stesso di quelle genti.
Romani fino in fondo, quindi, dal fascino inequivocabile, a tal punto da coinvolgere in vicende amorose di grande intensità donne bellissime e molto diverse, convinti che, alla fine di quel viaggio, il compito assunto di riportarne all’imperatore i risultati, potrà mutare per sempre anche il futuro dell’Urbe.
Ma il lettore già immagina che quel viaggio possa finire nella speranza del ritorno a casa, certo, ma anche nel prosieguo di una avventura che è appena cominciata.