Gli interventi contenuti in questo volume affrontano vari aspetti della variegata vicenda umana e culturale di Šemu’el ben Nissim Abū l-Farağ alias Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate (c. 1445-c. 1490), ebreo converso siciliano. Attivo alla corte di Sisto IV, tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta del Quattrocento, sarà poi traduttore di testi cabbalistici per Giovanni Pico della Mirandola. I saggi qui raccolti trattano l’influsso degli insegnamenti astrologici di Yiṣḥaq ben Šelomoh ibn al-Aḥdab su alcuni membri della famiglia Abū l-Farağ, ivi incluso Mitridate; la conoscenza dell’ebraico di Mitridate e più in generale degli ebrei siciliani tra Medioevo e Rinascimento; le traduzioni di Mitridate dal Corano; il suo soggiorno tedesco e le sue traduzioni da El‘azar da Worms per Pico della Mirandola; il suo approccio alla qabbalah, messo in parallelo con quello di Yoḥanan Alemanno; la preistoria della nozione di Vetus Talmud utilizzata da Mitridate nel suo Sermo de passione Domini; l’origine di un crittogramma presente nella prima versione dell’Oratio pichiana; una citazione paolina inserita da Mitridate nella sua traduzione degli Ša‘are ṣedeq del cabbalista spagnolo Yosef ben Avraham Giqaṭilla; l’influsso di Mitridate sulla concezione pichiana di cabala; il periodo trascorso da Mitridate a Viterbo negli ultimi anni della sua vita e i rapporti da lui intrattenuti con l’umanista Giovanni Nanni alias Annio da Viterbo; una rassegna di tutti i manoscritti ebraici datati copiati in Sicilia tra il XIV e il XV secolo, fra i quali alcuni autografi del padre di Mitridate e di Mitridate stesso, che intendono offrire uno spaccato della cultura giudeo-araba ed ebraica in cui il converso siciliano si formò. Chiude il volume una bibliografia della letteratura primaria e secondaria su Flavio Mitridate.