Perché pur essendo grandi tessitrici di relazioni, raramente le donne creano solidarietà fra loro? Al contrario degli uomini che sulla solidarietà maschile fondano le loro politiche e strategie lobbistiche e il loro potere, le donne spesso vivono fra loro relazioni conflittuali e competitive, che disgregandole, le indeboliscono.
Generalmente considerato un “problemino tutto loro”, una questione “inesistente” o “del tutto normale”, questo fenomeno affonda le sue radici in un’antica ferita, divenuta un vero e proprio tabù culturale. La distruzione dell’antica cultura femminile operata dal patriarcato ha spezzato la connessione naturale e diretta fra le donne, la fonte originaria della vita e la Terra. Il conflitto nasce da questo disagio e dal dolore dell’antico trauma.
Questo testo apre gli occhi sulla portata politica della questione e il potere che essa esercita nelle scelte delle donne, tenendole adeguatamente domate e slegate fra di loro. E propone modelli politici e sociali alternativi al patriarcato, incentrati sulla dignità della donna e in sintonia con la Natura e la Terra, considerate esseri rispettabile quanto noi stesse.
Premessa Sulla traccia della sfida
Ero parte attiva del conflitto fra donne. L’ho vissuto, subìto e agito. Credo di sapere di che cosa parlo, cosa si prova, come cambia il metabolismo, il campo, l’umore, la vita.
A un certo punto, spinta e sostenuta dalle pratiche di spiritualità femminile che seguivo da diversi anni e che erano diventate per me un faro nel denso groviglio di confusione, non potevo più ignorare la regolarità e lo schema con cui s’imponeva nella mia vita il conflitto con amiche, colleghe e conviventi, così mi sono assunta la responsabilità di quel che stava accadendo, visto che si trattava della mia vita. Intuivo che in qualche modo ero parte in causa, dato che succedeva sempre a me, anche se soffrivo terribilmente nelle situazioni di conflitto ed ero molto propensa a delegare tutto il torto verso l’esterno, cioè verso l’altra donna. Non riuscivo assolutamente a concepire le atrocità che di colpo potevano insediarsi in relazioni che prima sembravano floride e divertenti, non capivo come rapporti ricchi, gioiosi, armonici potessero trasformarsi – a volte all’improvviso, a volte con dinamiche più articolate, messe in luce da analisi con il senno di poi – in emozioni laceranti e devastanti, in scissioni irreparabili e definitive.
Sono passati un po’ di anni e le mie ricerche in questo campo mi hanno portata a constatare che
Il conflitto fra le donne è il palcoscenico su cui si riversano l’interesse politico che mira a tenerci divise, i ricordi delle atrocità vissute in 5000 anni di patriarcato e gli effetti della totale assenza di una cultura a noi idonea nella società attuale.
Si chiarirà nel corso del testo che questo enunciato per me non significa assolutamente abbandonarsi al vittimismo, ma ci spinge invece a riconoscere lo stato esistente, dandoci la possibilità e l’incoraggiamento a riprenderci la responsabilità per gli avvenimenti della nostra vita, in modo da ri-acquisire il potere di gestirla secondo paradigmi degni, autentici, creativi e divertenti. Il conflitto fra le donne non si risolve cambiando soltanto il comportamento relazionale, ma cambiando cultura su un livello più radicale e profondo.
È questa la mia proposta e cercherò di declinarla gradualmente e circolarmente nelle pagine seguenti.
La mia competenza, che non domanda di essere creduta ma invita a essere convissuta, si fonda sul legame ritrovato e coltivato con il nucleo divino di ogni manifestazione della vita e sulle facoltà acquisite nel mio cammino. Confido nella possibilità di essere tramite per un sapere altro, più ampio, che mi auguro possa essere utile per estendere le visioni e le emozioni delle nostre esistenze e per condividere una proposta luminosa di co-creazione culturale, con compassione e divertimento, nel multi-universo della quotidianità.
Mi avventuro in questa esplorazione rimanendo fedele a quello che sperimento nella mia vita e con le donne con cui lavoro, a quello che ho raggiunto sulla scia della sfida, della paura, della memoria e della brama, sorvolando abissi e rischiarando sentieri abbandonati.
Scrivere questo testo per me è stato un lungo viaggio pieno di svolte inaspettate, di scogli non sempre facili da superare. A volte mi sentivo come in una piccola barca in alto mare, a reggere con tutta la mia forza il timone per non perdere di vista la meta, la terraferma che appena si intuiva là, in quella direzione. A volte è stato come sgranocchiare pietre per districare queste tematiche ostiche, scivolose con le loro tante trappole di confusione e sovrapposizione.
Fin dall’inizio ho avuto un grande sostegno e riconoscimento, e senz’altro è stato questo a farmi andare avanti, oltre all’abitudine artigianale di finire un pezzo con cura anche quando le idee cavalcherebbero in colline lontane già da un bel po’, se non tenute ferme dal guinzaglio della disciplina.
È stato un viaggio lungo. Forse è soltanto un inizio, forse si conclude qui.
Questo viaggio mi ha richiesto di analizzare a fondo tanti aspetti che finora avevo soltanto sfiorato, di verificare quei sentimenti e quelle intuizioni, quei collegamenti e quelle associazioni che aspettavano lì da tempo. Mi ha temprata nello scoprire schemi e meccanismi, perché non mi è mai possibile rimanere da parte, non essere coinvolta per prima.
È stata la vita, sempre e puntualmente, con un avvenimento, una parola, un discorso, un sentimento, una percezione – come inaspettate indicazioni sul sentiero nel bosco fitto e sconosciuto –, a fornirmi l’ispirazione per continuare.
È stata la schiettezza delle donne meravigliose che mi circondano a non concedermi comode scappatoie. E questo, insieme al sentirmi circondata da un’intelligenza indipendente e ricca di opinioni maturate, generosa e inflessibile, è stato e continua a essere davvero un grande regalo.
Questo libro vuole essere un’analisi e un compagno di strada, uno strumento di ricerca, un appoggio nel cammino verso altre proposte di convivenza e verso una serenità stabile e flessibile su cui costruire delle realtà corrispondenti ai nostri desideri profondi.
Il capitolo conclusivo, “Dalla parola all’essere”, può essere usato anche indipendentemente dalla lettura del testo ed essere d’ispirazione alla ridefinizione di termini anche oltre quelli elencati. Ciò permette di rivedere i tasselli che formano la nostra realtà, quella personale e quella condivisa, e ci concede di ri-crearla secondo parametri corrispondenti al nucleo sagace e illeso del nostro essere.