La passione e l’amore per la nostra terra e la volontà di non dimenticare da dove veniamo ci hanno portato a riscoprire antiche ricette. La cucina parmigiana in fondo è un riassunto di arte e fantasia: l’arte di ricavare il meglio da ogni prodotto e la fantasia di usare tutto ciò che ci forniscono la natura, l’orto e la dispensa. L'eccellenza della cucina parmigiana si sposa idealmente con altri prodotti di nicchia che abbiamo attentamente selezionato per rendere il viaggio nel “mondo piccolo” di Giovannino Guareschi indimenticabile come la musica di Giuseppe Verdi.
I nostri ingredienti segreti si chiamano: tempo, pazienza e amore per il proprio lavoro.
“E spesso vado a sedermi come allora sulla sponda del Grande Fiume e penso: si sta meglio qui, su questa riva”
1 luglio 1982 – 1 luglio 2017
Trentacinque anni sono tanti. Soprattutto per un'attività, soprattutto al giorno d'oggi. Ci vuole passione, impegno e dedizione, forse un pizzico di fortuna come quello che ci ha portati a diventare gestori del Leon d'Oro, il bar in piazza sotto i portici di Zibello.
La cucina del Leon d’Oro è nata dai racconti davanti alla stufa di mia bisnonna Pierina, “la nonna vecchia“, dai frutti della nostra terra, dall’arte di arrangiarsi e dalla fantasia di mescolare tutti questi ingredienti nel paiolo. Protagonisti principali delle tavole della Bassa sono prodotti semplici: il latte e i suoi figli, il pomodoro, il mais, la cipolla (il tartufo dei poveri) e gli odori, che vanno ad accompagnare le carni del manzo, del maiale (re incontrastato del focolare), degli animali da cortile e di ciò che l’ingegno riesce a portare in dispensa (lumache, rane, pesci d’acqua dolce).
Il mangiare più gustoso? Una bella frittata coi bavaroni (più bavaroni che frittata), le uova sode coi radicchietti di campo, qualche fetta di polenta fritta nello strutto, un piatto d’anolini con tanto Parmigiano che galleggiano in un sontuoso brodo in terza, due fette di stracotto con tanto poccio…
Il tutto messo insieme dal mestiere di conservare per l’inverno, momento in cui la natura è meno prodiga di doni succulenti.
CI PRESENTIAMO
Il culatello come una volta...
Sembra l’inizio di una favola, vero?
In effetti quel pizzico di miracoloso, misterioso e inspiegabile dà alla nascita di questo salume un che di fiabesco.
I protagonisti di questa favola sono un fiume, ma un fiume con la lettera maiuscola, quello più lungo dell’intero stivale, un paesino antico e le braccia di alcune anime ingegnose.
Questa favola si incontra con la storia della nostra famiglia il primo luglio del 1982, quando abbiamo iniziato un’avventura lunga 35 anni al Leon d’Oro di Zibello, che qui viene presentata attraverso le parole di amici e clienti, delle ricette e dei racconti (romanzati) delle mirabolanti avventure della semplicità contadina.
IL Po secondo Giovannino Guareschi:
“L’ambiente è un pezzo di pianura padana: e qui bisogna precisare che per me il Po comincia a Piacenza.
Il fatto che da Piacenza in su sia sempre lo stesso fiume, non significa niente: anche la Via Emilia, da Piacenza a Milano, è in fondo la stessa strada: però la Via Emilia è quella che va da Piacenza a Rimini.
Non si può fare un paragone tra un fiume e una strada perché le strade appartengono alla storia e i fiumi alla geografia […]
Dunque il Po comincia a Piacenza, e fa benissimo perché l’unico fiume rispettabile che esista in Italia: e i fiumi che si rispettano si sviluppano in pianura, perché l’acqua è roba fatta per rimanere orizzontale, e soltanto quando è perfettamente orizzontale l’acqua conserva tutta la sua naturale dignità. Le cascate del Niagara sono fenomeni da baraccone come gli uomini che camminano sulle mani. Il Po comincia a Piacenza […] in quella fetta di pianura che sta fra il Po e l’Appennino.”