Il Duomo di Modena e
l’Abbazia di Nonantola
ci parlano attraverso le loro figure.
Una lingua universale sempre viva
che questi agili volumi
vogliono rendere ancora più chiara
ed attuale per tutti.
«Non dimenticare… È proprio questo il messaggio che sembra scaturire dal bassorilievo che i vostri antenati hanno voluto porre al centro della Cattedrale, nel punto più visibile della balaustra che divide il presbiterio dalla navata centrale: in esso gli antichi maestri scultori hanno raffigurato l’Ultima Cena, il memoriale del sacrificio di Cristo: fate questo in memoria di me. I vostri avi con quella scelta artistica hanno voluto invitare i loro discendenti a fare memoria, a non dimenticare. Ed è significativo che le altre espressioni artistiche quasi convergano verso il bassorilievo centrale, facendo ad esso stupenda corona».
Così San Giovanni Paolo II in visita a Modena nel 1988.
Entrando nel Duomo, lo sguardo è fortemente attratto dall’imponente complesso di immagini scolpite dai Maestri Campionesi al limitare dell’area presbiterale: l’ambone con il Maestro, gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa, il parapetto del pontile con le scene dell’Ultima Cena e della passione del Signore, le arcate di accesso alla cripta con i tradimenti di Giuda e di Pietro, il grande Crocifisso appeso alla volta. A queste raffigurazioni si aggiungono, installati sul colonnato superiore in prossimità della Pasqua, quattro dipinti con apparizioni del Risorto, provenienti da un altare laterale non più esistente.
Viene così rievocato il mistero pasquale, avvenimento centrale della storia umana, che la Chiesa rivive ogni anno. Il testo si addentra in questo mistero rileggendo in sequenza quelle affascinanti immagini, che in tal modo risultano sorprendentemente eloquenti.