“Probabilmente a diciannove anni è già stata battezzata: un’anima persa, una figlia della luna e della strada – perché allarmarsi se una casella è vuota, tra le giovani drogate che si prostituiscono a Modena?”
Tra il 1985 e il 1995 furono assassinate a Modena otto giovani donne, tutte consumatrici di eroina e in larga maggioranza dedite alla prostituzione. Vite ai margini, gioventù spezzate prima dalla droga e poi da una mano criminale. Una pagina di storia modenese che non è ancora stata chiusa – nessuno degli otto delitti è stato risolto – e che forse, a ben guardare, non è mai stata davvero aperta: reticenze, lentezza nelle indagini, errori, una città intera che pare essersi chiusa gli occhi davanti al degrado e all’umiliazione dei più fragili, preferendo ignorare il lato oscuro di quel benessere che prometteva di non finire mai.
A più di trent’anni dal primo omicidio, un romanzo basato su un’ampia documentazione storica e realizzato con la consulenza del giornalista Pier Luigi Salinaro – il primo a ipotizzare la presenza di uno stesso killer dietro agli otto omicidi – prova ad aprire uno squarcio di memoria su fatti e persone troppo a lungo dimenticati.