Friuli 1953. Trieste italiana è un urlo parossistico, ormai. Vinicio Corgnali, ex partigiano e poliziotto fallito, è richiamato in servizio per riportare a casa una squadra di calcio in ostaggio degli Jugoslavi che non accettano i confini imposti dai trattati. Altri fatti accadono. Un enorme rubino viene rubato dalla reliquia di Ermacora, primo patriarca di Aquileia. Qualcuno ha ucciso la baronessa Filomena De Vincentiis, importante imprenditrice e grande strozzina. Per risolvere questi e altri misteri, il vice ispettore Corgnali deve ripensare la sua guerra partigiana. Tre donne se ne contendono il cuore. O il suo letto. E c’è un’orsa che ricompare.
Primo capitoloPremessa
La osservava da diversi minuti mentre risaliva a fatica la pietraia. La teneva inquadrata nel mirino del Mauser. Era arrivato per primo sopra il canalone. Accanto a lui, il maresciallo respirava piano calmando i battiti impazziti per la corsa.
Con delicatezza Vinicio Corgnali appoggiò il fucile sull’erba rada; aveva armato il cane e tolto la sicura. I movimenti della mano e del braccio erano lenti e fluidi, le mani asciutte. Appoggiò a terra il gomito, scaricandovi il peso; con la sinistra prese il binocolo e se lo portò agli occhi. Il sole picchiava duro sciogliendo ogni ombra. Fece leva sulle ginocchia, appoggiò anche l’altro gomito e girò la ghiera fino a focalizzare la persona.
Il canalone non era più quello dell’agguato ai nazisti. Le slavine, i nubifragi e la continua caduta dei sassi lo avevano reso quasi impraticabile: lo attraversavano solo i cinghiali, qualche lupo e perfino un’orsa.
Si era fatta male al piede e zoppicava vistosamente. Era esperta della montagna, ma era scappata da Udine in fretta e furia, lasciando una scia di sangue dietro di sé, ed era appesantita dallo zaino.
Corgnali porse il binocolo al maresciallo, poi imbracciò il fucile avvolgendo la bretella sul braccio e abbassò il treppiede.