Una testimonianza sia del clima politico e sociale che oggi è presente in quella Turchia che guarda all’Europa, sia della determinazione di un popolo che da sempre aspetta di veder riconosciuti i propri più elementari diritti; un segno di vicinanza per le donne e gli uomini del Kurdistan che lottano per la propria libertà di esistere.
Primo capitoloNon è facile.
Descrivere il Newroz non è facile, descriverlo per la città di Dyarbakir, lo è ancora meno. Si rischia ad ogni rigo la retorica più scontata. Eppure quando ti trvi in mezzo ad un milione, e forse più, di persone che cantano, ballano, gridano slogan, alzano le mani nel segno della vittoria, sventolano migliaia di bandiere, non puoi non provare emozioni forti, travolgenti.
Chi conosce i balli kurdi, quei balli ai quali pur volend non ti puoi sottrarre, o gli slogan gridati da giovani e vecchi, quegli slogan che danno subito la misura esatta di chi è la guida riconosciuta e amata da questo popolo, può capire di cosa parlo. E chi non conosce questa realtà faccia appello a tutta la sua fantasia, immagini colori e suoni forse mai uditi, entusiasmo e orgoglio, energia che si libera e coscienza che, da questi spazi enormi e antichi come la civiltà, prova a parlare al mondo intero del dramma, ma anche della forza del popolo kurdo.