Costretti a leggere le circa 400 pagine del testamento di uno stimato commerciante di Mindelo, il notaio e i testimoni presenti si fanno interpreti di una storia singolare e contraddittoria, raccontata per anticipazioni e flash back. Utilizzando registri narrativi diversi per ognuno dei personaggi, l’autore, Germano Almeida,
ci offre uno spaccato sulla molteplicità dei punti di vista che interpretano la quotidianità delle isole dell’arcipelago di Capo Verde. Se non si può conoscere un paese e una cultura attraverso un incontro fugace, è però altrettanto vero che l’opera letteraria permette di dilatare l’incontro così tanto da rendere possibile, accompagnati da un romanzo, il cammino di scoperta di un paese straniero.
“Uno dei più importanti scrittori
di lingua portoghese” (Il Manifesto)
La lettura del voluminoso testamento del Sig. Napumoceno
da Silva Araújo prese un pomeriggio intero.
Giunto alla 150a pagina il notaio si confessava ormai
stanco e addirittura si interruppe per chiedere che gli portassero
un bicchier d’acqua. E mentre beveva a piccoli
sorsi, sbottò che in realtà il deceduto, credendo di fare un testamento,
aveva piuttosto scritto un libro di memorie. Allora il
Sig. Américo Fonseca, dicendo di essere
abituato alle lunghe letture ad alta voce, si offrì di continuare a leggere e il
notaio accettò di buon grado perché la sua voce, all’inizio
forte e sonora tale da imporre
solennità all’atto, era venuta
man mano indebolendosi e tanto che Carlos Araújo e i testimoni
facevano ormai grandi sforzi di udito per percepire il
mormorio che gli usciva di gola. Carlos guardava il notaio
sorridendo.
Fin dall’inizio, quando aveva visto l’imponenza
del documento sigillato, aveva suggerito che non valeva
la pena perder tempo a leggere tutto quello scartafaccio,
in fin dei conti si era quasi in famiglia, comunque
tra persone degne della massima fiducia, proponeva
quindi di dare il testamento
per noto e a casa lui ne avrebbe fatto con calma una
lettura attenta e minuziosa perché era sua precisa intenzione
rispettare scrupolosamente tutte le volontà del defunto. Però
il notaio si era opposto con fermezza a questa faciloneria,
la legge è legge, esiste per essere rispettata, e se prescrive
di leggere tutto bisogna leggere tutto dall’inizio alla fine in
presenza di testimoni ed erano lì apposta i signori Américo
Fonseca e Armando Lima che alla fine avrebbero
attestato con le loro firme di avere seguito tutta la lettura del documento.
E schiarendosi la gola aveva iniziato la lettura alle 14,45,
ma alle 16,10 si confessava stanco ed era ormai senza voce.
Il Sig. Lima, sorridendo umilmente, chiese di lasciar leggere
un pochino anche lui. Gli toccò quindi la parte manoscritta,
ma in una scrittura così minuta che più volte si ingarbugliò
con le parole e dovette tornare indietro e così solo intorno
alle 18,30 fu possibile ai partecipanti apporre le rispettive sigle
su ogni pagina del citato testamento e al notaio disporne
l’archiviazione nel fascicolo dei documenti
pertinenti. A conclusione, tutti i presenti strinsero la mano che, con apparente
disinvoltura, Carlos tendeva loro e gli presentarono le più
sentite condoglianze.
Carlos fece buon viso a cattivo gioco,
trovò la forza di sorridere e a quel paese tutta ‘sta merda! e
ringraziando tutti quanti per la sfacchinata disse che date le
circostanze sarebbe toccato a quella tal Maria da Graça pagare
tutte le spese, gli pareva giusto che ai testimoni spettasse
qualcosa per il pomeriggio perduto.
Ma mentre indossava la giacca si lasciò un momento
andare e non riuscì a inghiottire un che vada a farsi fottere all’inferno quel dannato di
un vecchio!, che il Sig. Fonseca biasimò con gravità, facendogli
notare con un timido sorriso che quelle parole e quei
modi volgari non si addicevano né all’uomo che lui era e che
tutti conoscevano, né al lutto stretto che portava. Comunque
il defunto non si era dimenticato del nipote, gli aveva pur
sempre lasciato qualcosa, in fin dei conti un ottimo e tranquillo
rifugio per i tempi della vecchiaia.
Non era quindi il caso che mancasse di rispetto a uno zio defunto di cui in un
modo o nell’altro era pur sempre erede. Ma Carlos lo lasciò
con le parole a mezz’aria, sembrava anche più pallido per il
rimprovero e dicendo che aveva già perso troppo tempo per
quel che ci aveva guadagnato accennò a tutti un arrivederci
e corse a casa e affanculo il lutto, si tolse il completo
scuro.