Perché un percorso formativo sul tema delle competenze?
La risposta potrebbe essere che, nel contesto storico attuale, la strada dell’innovazione passa attraverso questa idea.
Il cammino progettuale è partito dalla narrazione delle pratiche dei docenti, cercando di cogliere in esse elementi che potessero a pieno titolo essere inseriti in un discorso di didattica per competenze.
Successivamente, partendo dai punti di forza emersi dalla restituzione delle narrazioni, si è provato a fornire indicazioni utili per la costruzione di Unità di Apprendimento, per concludere il percorso con la creazione di una comunità virtuale che permettesse di raccogliere le buone pratiche e di fornire gli stimoli giusti per continuare, traendo forza dalla condivisione.
Il tutto inserito in un più ampio riferimento a categorie pedagogiche, tratte dalla lettura delle Indicazioni Nazionali 2012, che hanno fatto da filtro e dato un senso a tutto il percorso, nella consapevolezza che fermarsi all’idea di competenza (che appartiene al piano abilitativo, del saper fare) senza volgere lo sguardo al piano valoriale del saper essere, avrebbe innescato il rischio di fermarsi a un livello prettamente funzionalistico e pragmatico.
Partendo da tali assunti, si è cercato, prima nelle narrazioni dei docenti e successivamente nella realizzazione delle Unità di Apprendimento, quei riferimenti teorici di partenza, per formulare una lettura di idea di competenza in grado di promuovere un rinnovamento della didattica.
Primo capitolo
Il lavoro di questo volume si articola intorno all’interesse professionale, condiviso da un gruppo di docenti della scuola dell’infanzia e primaria, di contrastare due assi portanti delle difficoltà entro cui si muove l’educare/istruire del nostro tempo. L’uno e l’altro asse sono intrecciati nelle difficoltà interpretative di una didattica guidata sempre più dalla compilazione di artefatti materiali (schede, quesiti inseriti nei brani di letture,...) e, spesso, sono completamente avulsi da un contestuale ambiente di apprendimento.
Il primo asse attiene al diffuso problema delle “periferie esistenziali dell’educare”, esito indiretto e nascosto di un mancato contrasto a una non più nascosta “povertà educativa”, che silenziosamente si consolida soprattutto quando nella classe prende forma un insegnamento faticosamente aperto al “saper agire” e centrato solo e per lo più sulle discipline e/o sull’uso di “schede” tecniche, lontane dall’orizzonte comprensivo degli alunni.
Sen e Nussbaum sottolineano con la forza teorica delle loro tesi che l’approccio delle capabilities sostiene l’uguaglianza sociale, promuove la libertà individuale e si fa opportunità futura di realizzare i propri progetti di vita.
Il secondo asse riguarda l’uso del termine “competenza” sempre più presente nel codice linguistico degli insegnanti ma ancora carico di quesiti pratici e non esaurienti riguardo alle proposte didattiche. Le richieste implicite, abbondantemente condivise da molti insegnanti, si attestano su domande precise: cosa significa “lavorare per competenze”? Quali sono gli elementi caratterizzanti una proposta didattica che abbia come prioritaria la promozione delle competenze? Va ricordato che “essere competenti” significa innanzitutto mettere in gioco e utilizzare tutto ciò di cui si dispone in termini di conoscenze, disposizioni mentali e caratteristiche personali per risolvere efficacemente problemi in contesti reali. Di qui una didattica volta allo sviluppo delle competenze che non può prescindere da un approccio di tipo laboratoriale, una metodologia che riconosca e valorizzi il ruolo attivo dell’allievo, impegnato in processi di problem solving e di attivazione di un proprio pensiero critico e riflessivo.
Precisa l’OCDE: “Non ci sono le competenze in sé, ci sono soltanto le persone competenti”. Ciò significa che la competenza è una risorsa personale pervasiva, impiegabile dalla persona in tutte le manifestazioni della propria vita.
Se la competenza, come recita la Raccomandazione del Parlamento Europeo del 2008, è “comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale” ovvero “sapere agito” in contesto significativo, si comprende che perseguire competenze presuppone un insegnamento che travalica la divisione disciplinare. Non esistono problemi e situazioni appartenenti in forma esclusiva a un solo sapere disciplinare, molti di essi si affrontano da più punti di vista. Ne consegue che non esiste apprendimento significativo che non si iscriva nella prospettiva della “competenza”.
La competenza è, quindi, mobilitazione di conoscenze, abilità e risorse personali, per risolvere problemi, assumere e portare a termine compiti in contesti professionali, sociali, di studio, lavoro, sviluppo personale; in sintesi, cioè, un “sapere agito”.
è giusto, quindi, attivare attraverso l’insegnamento conoscenze e abilità, ma anche capacità personali, sociali e metodologiche, in tutte le situazioni di vita: studio, sviluppo personale, relazioni, gestione delle situazioni, risoluzione di problemi, esecuzione di compiti. Ciò connota la persona competente in situazione, piuttosto che il processo e si fa necessario sostenere che le competenze costituiscano oggi il significato dell’istruzione: esse sono in grado di dare motivazione ad abilità, a conoscenze e a contenuti disciplinari, attivando tutte le capacità personali, sociali, metodologiche nell’esercizio dell’autonomia e della responsabilità e, attraverso queste, si aiutino gli alunni ad assimilare e integrare dentro di sé valori condivisi, cura e attenzione per l’altro e per l’ambiente, adesione alle norme di convivenza, comprensione del loro valore di patto sociale. Questo esige che tutti coloro che sono impegnati nell’educare e =istruire, qualunque sia la disciplina d’insegnamento, lavorino in coerenza e collaborazione verso comuni traguardi, perché questi non si esauriscano nei saperi specifici, che rimarrebbero sterili e ciechi se privati del valore che è dato loro dalla prospettiva della competenza.
A tale riguardo, un aiuto importante viene dall’esperienza di un gruppo di docenti della Sezione AIMC di Putignano che, con un approccio laboratoriale e in contesti scolastici di bambini compresi fra 4 e 10 anni, hanno sperimentato attività ed esperienze per le quali conoscenze e abilità apprese a scuola potessero essere utilizzabili per singolari processi di acquisizione e verifica di “competenze” personali e specifiche.
Ogni esperienza proposta in questo volume sottolinea la possibilità didattica di mobilitare il personale possesso di conoscenze, abilità, ma anche di capacità personali, sociali e metodologiche, in tutte le situazioni di vita: studio, sviluppo personale, relazioni, gestione delle situazioni, risoluzione di problemi, esecuzione di compiti. Esperienze professionali che, in forma laboratoriale, costruite oltre le normali situazioni e contesti di incontri collegiali hanno consentito di comprendere e verificare quanto ogni alunno possa connotarsi come persona competente in situazione, piuttosto che esecutore di situazioni o processi. Ciò che è più rilevante, leggendo in filigrana ogni esperienza pur singola nella sua forma processuale è che le dimensioni che ne sostanzia no ciascuna e si fanno trama comune delle singole attività/esperienze sono guidate da precise categorie pedagogiche, che rivelano e distinguono i caratteri forti della persona competente: responsabilità, autonomia, relazione, libertà.
Angela Chionna, già Professore ordinario di Pedagogia Università degli studi di Bari