Molti conoscitori di Jung lo chiamavano “sciamano”, ma nessuno ha mai osato dirlo ad alta voce. Lo fa C. Michael Smith, grande specialista di Jung e di sciamanesimo, in questo libro che esplora differenze e affinità tra sciamanesimo e psicologia junghiana, entrambi radicati in un modo di vivere incentrato nel cuore, ed entrambi dotati di intricate “mappe” del territorio psichico umano.
Avventurarci in questo libro significa incontrare iniziazioni sciamaniche, dissociazioni, disperazione, perdita dell’anima, ma anche il potere terapeutico dei riti, dell’estasi e di altri stati alterati di coscienza. Significa scoprire cose che non sappiamo sul ruolo dei talismani e degli amuleti, sui vari livelli dell’inconscio collettivo, come questi fenomeni interagiscano con gli archetipi e le attività immaginative, e come, soprattutto, di tutto questo possa oggi avvalersi la psicoterapia. Perché alla fine, scrive l’Autore, la cosa essenziale è sempre la persona, più ancora di queste tecniche, per quanto potenti e affascinanti: la persona che le vive, la sua capacità di viverle dal cuore, in armonia con la natura e la terra, base comune di Jung e dello sciamanesimo.
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