Un'altalena. Questa è l'immagine di una vita in bilico tra la gioia e la disperazione, tra minuti che sembrano ore di interminabili preoccupazioni e sofferenze, a ore che sembrano volare via come brevi minuti di indicibile felicità e speranza. Così, tra questi due estremi, scorre la vita di una giovane donna: bella, intelligente, talentuosa; una laurea magistrale in lettere antiche, un'anima pronta a donarsi e a sperimentare la vita in ogni suo aspetto. Eppure, quell'altalena la rende fragile, le fa guardare gli altri con gli occhi della sua anima abbassati. Si rammarica: "...Guardavo le altre ragazze. Tutte stavano meglio di me...". La lotta nella ricerca di un equilibrio, di un modo per fermare quell'altalena di cui, in fin dei conti, la protagonista stessa avverte, con inquietudine, la pericolosità e l'origine. Questo libro è il viaggio nel cuore di una donna, il vedere con i suoi occhi le persone, gli eventi che le passano a fianco e dentro nel corso dei suoi anni: gli incontri, i discorsi, gli eventi che lasciano tracce profonde sono descritti con dovizia di particolari e rendono il lettore sempre più coinvolto nella vita della protagonista, il cui percorso di vita, sintetizzato in poche, penetranti pagine, svela come da ogni situazione, anche la più difficile, possa nascere la speranza e la forza di amare.
Primo capitoloCome ogni inizio del mese, da quasi un anno, mio padre (fedele ed attento “custode”) mi accompagna all’ufficio postale per riscuotere la pensione di invalidità civile che percepisco, anche se credo che per chi ha vissuto una guerra mentale come la mia non ci siano risarcimenti che valgano. Se uno dovesse contare le lacrime che ho versato non ne verrebbe a capo. La vita ha voluto che nel corso del tempo quelle lacrime non siano cadute invano ma su di un terreno che ha fatto germogliare fiori bellissimi, multicolori e variegati. Il clima è surreale... la gente indossa guanti e mascherine, si mantiene a distanza di un metro l’una dall’altra... siamo nei tempi del coronavirus... e la morte è nell’aria. Ma c’è una malattia che miete vittime allo stes- 12 so modo. È silenziosa, subdola, si insinua con un pensiero, un pensiero che cresce pian piano fino a diventare una trappola : un abisso da cui non sai più risalire! E allora togliertela, quella vita, diventa l’unica soluzione. Questa malattia si chiama depressione. La conosco bene. È arrivata presto nella mia vita e più di una volta mi sono sentita sull’orlo di un precipizio. Più che un precipizio, sono stata su un’altalena perché la mia non è una depressione “semplice” ma bipolare, una patologia che oscilla tra due poli: la depressione e l’euforia; l’obiettivo di quasi più di 20 anni di cure, medicine e riabilitazione è stato ed è l’equilibrio. Obiettivo raggiunto? Beh, spero di sì, non sta a me dirlo. So solo che se mi è venuto in mente di scrivere tutto ciò è perché sono serena rispetto ad un passato che mi è sembrato più un romanzo fantascientifico che la vita di una donna che ha sperimentato nell’arco di 40 anni inferno, purgatorio e paradiso in terra.