L’eros in gabbia è un dialogo in versi tra due amanti nel tempo di lockdown, che distanziati dalle circostanze trasfigurano i desideri in costruzioni fantastiche e in immagine pirotecniche.
Scrive Daniele Giancane nella prefazione: «Rodia affronta finemente la poesia erotica, ma occorre subito chiarire che, se è del tutto evidente che poesia erotica non vuol dire affatto poesia pornografica o perfino volgare, la dimensione di Rodia è di un approccio lievissimo al tema, tant’è che forse persino definirla “poesia erotica” è eccessivo. I riferimenti di questa poesia mi sono sembrati subito poeti come Catullo – che eleva carmi alla sua Lesbia – e perfino, per la qualità dei dialoghi, Gibran o addirittura Omar Kayyam, ovvero poeti che alludono all’erotismo, ma non lo esplicitano mai davvero […]. È poesia di un erotismo lieve […], direi in sostanza poesia d’amore tout court. Il dialogo, d’altra parte, tende a diluire il discorso, a farne una sorta di narrazione lirica densa di pathos. Una spia interessante sono i punti esclamativi che Rodia utilizza al termine di ogni dialogo, come a voler aumentare nel lettore la risposta emotiva (direi alla Garcia Lorca). La musicalità del testo – che è la vera forza “catturante” del libro – deve servirsi al termine della cascata di metafore di un momento di risveglio dall’incantamento. Il poeta incanta con le immagini e il linguaggio. È una sorta di mago, che però sente anche il bisogno di scuotere il lettore.»