Dopo “Castello 1908” e “Vittoria Amara”, due racconti ambientati in un piccolo agglomerato di case abbarbicate sulla collina che guarda da nord il paese di Valdottavo e la valle del torrente Celetra, Roberto Andreuccetti completa la trilogia e parla di un altro periodo difficile per alcune famiglie di Castello: quello relativo agli anni che hanno fatto seguito al primo conflitto mondiale e che vanno dal 1919 al 1922.
Nasce così “L’uomo senza sorriso” e la storia drammatica di una famiglia presa di mira dagli uomini dei fasci di combattimento e coinvolta nel tragico clima di quei giorni e di quegli anni.
Nel romanzo si parla di avvenimenti realmente accaduti che suscitarono una vasta eco a Valdottavo e nei centri della media valle del Serchio.
L’autore, rimanendo fedele alle cronache dell’epoca e alle ricostruzioni degli storici, si è avvalso delle testimonianze di anziani del luogo fra i quali la nonna Fulvia.
“L’uomo senza sorriso” ricostruisce gli albori dell’era fascista tra paure, sofferenze, tragici fatti, pestaggi, intimidazioni raccontati senza omettere nulla, affinché servano da monito per le future generazioni.