Il fascismo fu violento, omicida, razzista e discriminatorio sin dalle origini, sicché le leggi razziali del 1938 si rivelarono come la conseguenza logica e inevitabile di un movimento per sua natura totalitario.
Italia, 1938: è l’anno dell’entrata in vigore e dell’applicazione delle leggi razziali emanate dal regime fascista che colpirono duramente le comunità ebraiche. In pochi mesi è un susseguirsi di lesioni gravissime ai diritti fondamentali degli ebrei. Lungi dal rappresentare solo un ostacolo alla professione religiosa, le leggi si imposero anzitutto come drastica restrizione di tutti i diritti civili delle persone: sposarsi, iscrivere i figli a scuola, lavorare e fare impresa, possedere terreni e fabbricati, solo per citarne alcuni. L’autore ripercorre le tappe fondamentali della nascita e dell’applicazione dei provvedimenti e di come questi vennero recepiti dall’opinione pubblica italiana dell’epoca, analizzando il concetto di razzismo nei suoi vari orientamenti ed esaminando le ragioni che portarono le comunità ebraiche a una drammatica sottovalutazione di questa vergognosa legislazione.
Con prefazione di Liliana Segre.